Carta, cartone e cartoncino, è noto, una volta utilizzati si possono riciclare. Appositi macchinari macerano la carta, il cartone e il cartoncino provenienti dalla raccolta differenziata e ottengono una pasta omogenea con la quale si possono produrre di nuovo materiali cellulosici.
Nasceranno così imballaggi, giornali, libri, e altri prodotti che attraverso i più diversi canali distributivi arriveranno ai consumatori finali. Una volta utilizzati, tali materiali saranno poi nuovamente raccolti, consegnati alle piattaforme di selezione dove avverrà la cernita, ridotti in balle e nuovamente affidati alle cartiere e successivamente agli impianti cartotecnici, che li trasformeranno rispettivamente in nuova carta, cartoncino e cartone e successivamente in imballaggi cellulosici, in fogli di carta, in sacchetti di carta, ecc. E così avanti, praticamente all’infinito.
E’ quanto ci ricorda Comieco, il Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, che mira a raggiungere gli obiettivi di recupero e di riciclo previsti dalla normativa europea attraverso un’incisiva politica di prevenzione e di sviluppo della raccolta differenziata degli imballaggi cellulosici immessi al consumo.
Nato nel 1985 dalla volontà di un piccolo gruppo di aziende del settore cartario interessate a promuovere il concetto di “imballaggio ecologico”, si è costituito in Consorzio il 24 ottobre 1997. Oggi raccoglie circa 3.400 tra produttori ed importatori di carta e cartone per imballaggi, trasformatori, importatori di imballaggi e piattaforme di lavorazione macero. Indicativi i numeri che diffonde il Consorzio.
Gli imballaggi cellulosici immessi al consumo sono 4,3 milioni di tonnellate, cioè una vera e propria montagna di carta. Quindi gli italiani producono una mole di materiale cartaceo pari a 74 chili a testa. Ma otto su dieci – questa la buona notizia – riciclano carta e cartone. Nel 2010, quindi, differenziare la carta ha garantito risparmi per 460 milioni di euro, e quasi 3,5 miliardi di euro tra il 1999 e il 2010.
Il riciclo ha inoltre evitato la costruzione di 222 nuove discariche, 26 solo nel 2010. Tuttavia dobbiamo fare di più perché si commettono tanti errori anche involontariamente. Ad esempio non si differenziano materiali diversi che costituiscono uno stesso oggetto, si pensi ad una rivista di carta buttata con tutto il cellophane o ad un pacchetto di sigarette gettato con tutta la stagnola e così via. “La carta deve arrivare agli impianti con un massimo dell’1% di impurità – spiega Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “Quando passa sui nastri trasportatori, gli addetti la smistano ed eliminano, ad esempio, i sacchetti di plastica che spesso contengono i pacchi di giornali: è un errore comune. Più arriva pulita, meno lavorazione c’è nell’impianto di separazione, prima cioè che passi alla fase di spappolamento del macero, dove le parti metalliche, come le graffette delle riviste, finiscono sul fondo. Scontrini, carte contaminate con vernici, carta oleata, carte con residui di cibo non vanno inserite tra la carta da riciclare perché non sono riciclabili e rallentano il ciclo produttivo.
Il tetrapak invece, tranne nei Comuni che fanno la raccolta multimateriale, è fatto con carta di ottima qualità, che quasi tutte le cartiere sono in grado di riciclare. Certo, va sciacquato e privato dei beccucci di plastica – continua Montalbetti. “Seguendo una normativa europea ci definiamo consorzio per il recupero degli imballaggi a base cellulosica, ma questo non significa che i cittadini non debbano gettare giornali nel cassonetto, sia chiaro. Tutto ciò che è di carta, purché pulita e priva di parti di plastica o metalliche, va bene. Differenziare e riciclare significa avere senso civico, e anche creare occupazione: solo nel settore raccolta e lavorazione, il riciclo della carta ha creato alcune migliaia di posti di lavoro.
La carta italiana, e quella riciclata in particolare, è una florida azienda: il 50% del made in Italy è confezionato e trasportato con imballaggi riciclati”. L’utilizzo dei maceri consente di ridurre la quantità di materiali destinati alle discariche, risparmiando così una preziosa risorsa che andrebbe altrimenti distrutta. Per comprendere meglio il ciclo della carta e del cartone seguiamo il percorso di una scatola di cartone diligentemente messa nel contenitore della raccolta differenziata. Carta, cartone e cartoncino provenienti dalla raccolta differenziata e da sfridi di lavorazione costituiscono la carta da macero.
La carta da macero (composta da imballaggi in carta, cartone e cartoncino oltre che giornali, riviste, dépliant, libri, archivi cartacei e corrispondenza) viene spesso sottoposta a un processo di selezione per renderla meglio utilizzabile dalle cartiere. Il processo di selezione avviene nelle “piattaforme di selezione”, impianti nei quali si provvede a eliminare le impurità (plastica, spille metalliche, ecc.), ad effettuare la cernita dei materiali e la pressatura dei maceri. I materiali così selezionati, pressati in grandi balle, vengono affidati alle cartiere per le successive lavorazioni.
In cartiera i maceri vengono gettati nella vasca piena d’acqua di un apposito macchinario, chiamato in inglese “pulper” (letteralmente “spappolatore”), che ha la funzione di separare fra loro le fibre. Sul fondo dalla vasca del pulper potenti pale rotanti creano un moto vorticoso che provoca lo sfaldamento del materiale cartaceo introdotto, riducendolo in fibre elementari. Il prodotto finale è denominato “sospensione” e consiste in una poltiglia di fibre in sospensione acquosa al 4% circa.
La pasta così ottenuta deve essere sottoposta ad alcuni trattamenti specifici finalizzati a eliminare tutti gli eventuali materiali estranei ancora presenti (chiamati “contaminanti”) come plastica, vetro, ferro, colle, paraffina, ecc., la cui presenza può creare problemi produttivi e condizionare gravemente la qualità del prodotto finito. Se si intende produrre carta con un buon grado di bianco si deve anche ricorrere anche a un trattamento di “disinchiostrazione”, vale a dire all’eliminazione di inchiostri, vernici e smalti. Una volta terminati tutti questi trattamenti, l’impasto così ottenuto può essere utilizzato, nelle fasi successive della lavorazione, per produrre carta, cartone e cartoncino.