Come contrastarlo? Ecco qualche dritta

Il 15 gennaio è stato proclamato giorno più triste dell’anno. È davvero così? Non lo sappiamo ma tra il lavoro possessivo, l’apice dell’inverno e le notizie che giungono dal mondo, i motivi per ritenerlo tale sono sempre più validi. Come possiamo affrontarlo?

Non è un caso se il blue monday, ovvero lunedì blu, lunedì triste, lunedì buio, sconsolato cada proprio il 15 gennaio. L’apice dell’inverno, quando il raccolto si congela. Moltissimi studi ormai circolano sull’improbabile teoria scientifica, ma assai plausibile tesi sociale, del diffondersi di sintomi depressivi in questo periodo dell’anno, quando il fermento dettato da rituali religiosi e delle festività è terminato e non si ha proprio niente da desiderare, fino al principio della primavera. Anzi, più che un assunto sociologico potrebbe più che altro somigliare a un approccio letterario.

Gennaio, il mese non aiuta

E del resto, gennaio coincide con il ritorno al lavoro, con le scadenze, gli obblighi e gli orari della settimana articolata intorno al sabato e alla domenica. Quali contromisure possiamo adottare? L’ironia, il dissacrare qualsiasi cosa senza però mai prenderla sul serio è il primo imperativo della rete e dei messaggi che veicola. Le critiche, seppur deboli e controverse, al sistema economico in cui viviamo cominciano a fiorire, soprattutto dal momento in cui è considerato una delle principali cause della crisi climatica e dei sempre più generalizzati disturbi dell’umore e dell’ansia.

A prescindere dalla miscela d’inverno incipiente, lavoro dalle costipate spirali e temperature atmosferiche basse, gli esperti sono cauti nell’attribuire nessi causali tra l’insorgere di depressioni o meglio, di cattivi umori, di una generale abulia con un giorno o un periodo specifico dell’anno. Chiaro che i fattori sono tanti e che è sempre sbagliato generalizzare. È scientificamente provato che la depressione abbia una sua stagionalità, che possa cioè raggiungere un picco, un apice, riacutizzarsi durante i grandi cambi di stagione: giugno e ottobre. Ma l’equazione secondo la quale l’innalzamento delle temperature coinciderebbe per forza con un tono dell’umore alto è errata. D’estate non siamo per forza tutti più felici. Di conseguenza, d’inverno non diventiamo improvvisamente più intristiti e apatici. Questo sfaterebbe anche l’annoso pregiudizio per cui nei paesi scandinavi l’agonia delle giornate che durano una manciata di ore equivale a una dilagante malinconia, al punto che ne risente addirittura il tasso dei suicidi, mentre le terre caratterizzate da un clima mediterraneo sarebbero dominate da un’imperitura allegria. Un quadro macchiettistico che c’entra poco con la realtà.

Suggestioni e contromisure

Il solo elemento davvero condizionante sembrerebbe essere la suggestionabilità. Se l’idea di partenza è che sarà un lunedì nero è molto probabile che questo avvenga. La suggestione può presentare due aspetti contrastanti: cattiva, se ci porta a percepire noi stessi come soggetti passivi. Dall’altra la suggestione positiva, che fa riferimento alla nostra volontà. Ecco perché, bando alle superstizioni, non è male sapere di contare su qualche minuscola certezza in un lunedì di metà gennaio piagato dalle guerre, dalla precarietà, dall’inflazione, dai disastri ecologici e dall’inquinamento.

E allora queste contromisure? Prendetevi del tempo per voi. Andare al cinema o a teatro, rifugiarsi nei luoghi deputati alla cultura è una panacea per tutti i mali. Concedetevi massaggi, yoga, una mostra. Meglio stare lontani dal cibo stellato, siamo in una fase detox dopo gli eccessi delle feste. Prendetevi cura del fisico, del resto si sa, mens sana in corpore sano. Danza, boudokon che connette lo yoga alle arti marziali, nuove pratiche come il gyrotonic e il gyrokinesis, volte a migliorare le articolazioni, la postura, l’elasticità e l’equilibrio psicofisico: tutti sono strumenti utili. E la tristezza svanirà.