Unico risultato reale è l’istituzione del fondo su loss and damage. Niente di fatto per l’uscita dall’economia fossile
Nonostante il nome altisonante, “Sharm el-Sheikh Implementation Plan”, la conferenza appena conclusa presenta ben pochi passi in avanti. Tra i risultati conseguiti possiamo annoverare un sostanziale fallimento su piani di taglio delle emissioni e sulle attività di adattamento. L’obiettivo del contenimento a 1.5°C resta vivo, ma è stato messo in discussione e non si sa come raggiungerlo. Trattandosi di un impegno preso nell’ormai lontano 2015, la fattispecie è grave.
Loss and damage found
La presidenza egiziana ha avuto gioco facile nel tenere alta l’attenzione sul loss and damage portando a casa un risultato storico e positivo. Allo stesso tempo, però, ha volutamente trascurato l’argomento mitigazione, strizzando così l’occhio ai propri interessi – esportazioni di gas, anche grazie al divieto che stanno subendo gli idrocarburi russi – e a quello, in generale, dei combustibili fossili.
Tra i temi che non hanno avuto successo dobbiamo annoverare il fatto che neanche quest’anno si riuscirà a mobilitare i 100 miliardi di dollari all’anno, da destinare ai Paesi meno abbienti per le attività di adattamento e mitigazione, promessi dalla Cop del 2009 di Copenaghen.
La vera innovazione, come accennato, è il loss and damage. COP 27 mette nero su bianco la creazione di un fondo apposito che deve diventare operativo entro la prossima COP 28. Un primo successo per i Paesi vulnerabili, anche se resta da capire come il fondo sarà sviluppato.
L’importanza del sistema finanziario mondiale
La decisione finale della COP27 sottolinea che bisogna riformare il sistema finanziario globale e delle banche multilaterali di sviluppo, inadeguate ad affrontare la crisi climatica. Nel testo, inoltre, si fa riferimento anche alle nuove linee guida dell’ONU per il contrasto al greenwashing, indirizzate principalmente al settore privato.
Il contenimento del surriscaldamento viene conservato alla soglia di 1.5°C, anche se non viene fatto alcun riferimento al raggiungimento del picco delle emissioni entro il 2025 come richiesto dall’IPCC nel suo ultimo report. Bocce ferme anche sullo stop ai combustibili fossili: uscita graduale dal carbone e graduale eliminazione dei sussidi ai fossili.
A COP 26 si decise di aggiornare i propri NDCs – impegni di riduzione delle emissioni climalteranti – entro questa COP 27. NDCs che dovevano fornire una traiettoria per stare all’interno dell’obiettivo 1.5°C. Solo 33 Paesi hanno aggiornato i propri impegni di riduzione. Anche qui, nessun passo avanti.