ROMA – Nell’ambito delle iniziative Onu “2011 – Anno internazionale delle foreste“, l’Ispra ha organizzato una conferenza dal titolo “Le risorse forestali nazionali e i servizi ecosistemici. Il ruolo delle istituzioni” lo scorso 6 dicembre a Roma, presso l’auditorium Ispra di via Curtatone 7.
L’iniziativa segue quella del 2010 dedicata alla biodiversità, in occasione dell’Anno internazionale della biodiversità, proprio per mettere in evidenza il forte legame tra la gestione sostenibile delle foreste e la conservazione della biodiversità. L’obiettivo della conferenza del 6 dicembre è stato quello di richiamare l’attenzione sul ruolo multifunzionale delle foreste e creare sinergie tra i diversi attori impegnati nella loro gestione sostenibile.
Le foreste italiane si estendono su circa dieci milioni di ettari, un terzo del territorio nazionale. Non esiste in Europa una nazione ricca di biodiversità come quella di cui il nostro Paese dispone e questo lo si deve in massima parte alle foreste. Da millenni questa ricchezza di geni, di specie e di habitat offre alle comunità che hanno abitato e abitano la penisola e le isole una serie di servizi che sono stati alla base della costruzione delle culture e delle economie delle stesse comunità.
L’evento ha offerto dati e obiettivi interessanti, frutto di un recentissimo studio del World resources institute (Wri) secondo cui il restauro forestale rappresenta un’opportunità anche per mettere in sicurezza il territorio italiano. Nel nostro Paese, infatti, sono disponibili circa 9,5 milioni di ettari per interventi di riforestazione. In tutto, si tratta di quasi un terzo del territorio nazionale: un milione di ettari sono adatti a realizzare foreste chiuse destinate alla produzione legnosa, altri 8,5 milioni, invece, per azioni di restauro a mosaico, in cui le foreste e gli alberi sono integrati in altre destinazioni d’uso del territorio, comprese quelle agricole, urbana e industriale.
Alberi indispensabili per la mitigazione del clima locale, il contenimento dei rumori e dell’inquinamento, il risanamento dei suoli, delle aree umide e dei corsi d’acqua deteriorati, il miglioramento del paesaggio, che rappresenta la base dell’identità culturale della popolazione. Per lungo tempo considerate quasi esclusivamente per la loro capacità di offrire prodotti legnosi (per l’industria e per fini energetici) e non, come funghi, frutti di bosco, resine, aromi e medicinali, le foreste vengono oggi studiate anche per la loro capacità di fornire una serie di beni e servizi a livello di ecosistema.
Tra questi, la regolazione delle risorse idriche, il contenimento dell’erosione, l’infiltrazione delle acque e la funzione di ritenzione, riducendo i rischi di repentini eventi di piena, la regolazione del clima locale, la mitigazione dei cambiamenti climatici, ma anche la tutela di valori spirituali, storici, didattico-scientifici, ricreativi e turistici. La trasformazione delle aree naturali in parcheggi e centri commerciali non fa altro che rallentare o impedire il ruscellamento delle piogge, il loro deflusso viene quindi accelerato e gli effetti diventano a volte distruttivi, come ci ricorda drammaticamente la cronaca di questi giorni. Le radici degli alberi hanno invece la capacità di rendere più permeabile il suolo, permettendo alle acque di penetrarvi e di non scorrere velocemente in superficie.
“I servizi ecosistemici forniti dalle foreste di ogni parte del globo – ha commentato il presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardinis – stanno guadagnando crescente riconoscimento e attenzione da parte dell’industria, dei governi, dei media e di privati cittadini, sempre più consapevoli dei pericoli e dei costi legati alla perdita e al decadimento dei servizi degli ecosistemi forestali. Nonostante ciò, il ritmo di deforestazione e degradazione delle foreste globali rimane allarmante”.
Le foreste italiane immagazzinano una quantità di carbonio pari a quella che viene emessa in atmosfera in nove anni dal nostro Paese. Per effetto dell’aumento della superficie forestale e dell’incremento di biomassa per unità di superficie, in Italia, ogni anno, lo stoccaggio di carbonio nelle foreste cresce di circa 15 milioni di tonnellate, equivalenti a 55 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Questa quantità corrisponde a circa l’11% di quella emessa annualmente in atmosfera dal nostro Paese, attualmente pari a circa 490 milioni di tonnellate. Al prezzo attuale d’una tonnellata di anidride carbonica sul mercato delle quote europee delle emissioni di gas-serra (circa 8 euro), la capacità fissativa delle foreste italiane avrebbe un valore di circa 440 milioni di euro l’anno. Attualmente, la superficie forestale globale (circa 3,7 miliardi di ettari, pari al 30% della superficie territoriale mondiale) si sta restringendo al ritmo di 14,5 milioni di ettari all’anno, principalmente a causa del cambiamento di uso del territorio nei tropici e in Oceania. Anche se la copertura forestale nei Paesi industrializzati è andata ampliandosi nel corso degli ultimi due decenni, una gran parte di questi ecosistemi è fortemente degradata.
In questo contesto, è nata l’esigenza di assegnare un valore economico ai servizi ecosistemici offerti dalle foreste e dagli ecosistemi naturali, un compito difficile e controverso. “La componente dei servizi culturali associati agli alberi, ai boschi e alle foreste toccano la memoria profonda di ognuno di noi. La loro valutazione economica è forse la più problematica tra tutti i servizi ecosistemici. Ma va tentata, anche se con molta cautela – ha dichiarato Bill Slee, esperto del The James Hutton Institute.