Rafforzare il nostro modello lavorando a una agricoltura multifunzionale, orientata verso la produzione di alimenti di qualità e con un alto livello di sicurezza per i consumatori”.

Sono queste alcune linee di indirizzo su cui lavorare, come illustrate dal vice presidente e assessore regionale all’Agricoltura, Paolo Petrini, venerdì ad Ancona, in apertura del convegno “Quale politica di sviluppo rurale? Il ruolo delle Regioni e la nuova PAC 2014-2020”, evento organizzato da Regione Marche, Facoltà di Economia G. Fuà dell’Università Politecnica delle Marche, Spera – Centro studi interuniversitario sulle Politiche economiche rurali e ambientali, associazione Alessandro Bartola – studi e ricerche di economia e di politica agraria, con il patrocinio della Rete rurale nazionale e l’Istituto nazionale di Economia agraria.

Il convegno è realizzato con il contributo dell’Unione Europea, Direzione generale Agricoltura e Sviluppo rurale nel quadro delle azioni di informazione sulla politica agricola comune. Il 12 ottobre scorso la Commissione europea ha presentato le proposte legislative relative alla Politica Agricola Comune ( PAC) per il periodo 2014-2020.

Obiettivo dell’incontro di oggi è esaminare approfonditamente la nuova politica di sviluppo rurale, nel quadro della complessiva riforma della politica agricola comune. Nello stesso tempo, compito del convegno è favorire per tempo, alla luce dell’esperienza fin qui realizzata, l’aggiornamento e l’adeguamento delle Regioni italiane alle nuove sfide che accompagneranno la futura programmazione europea.

La PAC fa leva su due pilastri: il primo agisce con pagamenti diretti agli agricoltori e con misure di mercato, il secondo interviene invece a favore dello sviluppo rurale. Rispetto al periodo precedente 2007-2013, riguardo allo sviluppo rurale, una novità è rappresentata dalla presenza di un quadro strategico comune e da un contratto di partnership tra Stato membro e UE che prevede obiettivi quantificati, la misurazione dei risultati e una premialità sulla base dei risultati stessi.

Altro aspetto importante è che nel nuovo Piano di sviluppo rurale le misure inserite possono essere organizzate in modo flessibile per il raggiungimento di 6 obiettivi che sono: promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo, rurale e forestale; potenziare la competitività dell’agricoltura e la redditività delle aziende agricole; incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo; preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle foreste; incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e capace di resistere alle variazioni climatiche nel settore agroalimentare e forestale; promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

“Puntare sullo sviluppo delle aree rurali per consolidare l’identità regionale – afferma Petrini – ossia a quella differenza che ci rende riconoscibili e apprezzabili nei rapporti con gli altri operatori del mercato globale. La sfida per le Marche nel futuro è quella di mantenere e se possibile migliorare ancora le buone performance mostrate sia a livello amministrativo, sia a livello produttivo e promozionale. Il settore è vitale, per questo la competitività delle aziende va consolidata e incentivata con gli strumenti a disposizione, senza appesantimenti burocratici, puntando alla semplificazione”. Nella prima parte del convegno, le relazioni hanno affrontato il tema della politica di sviluppo rurale 2014-2020 in chiave europea, raccogliendo in particolare, il contributo di relatori delle istituzioni comunitarie a vario titolo preposte. Nella seconda parte, sono state analizzate le problematiche dell’applicazione della politica di sviluppo rurale in Italia e nelle Regioni italiane.