Bene su green economy ma ancora tante cose non vanno ed il contesto normativo non aiuta
La green economy nel nostro Paese mantiene le promesse ma potrebbe fare anche di più. Il check up si è svolto durante gli Stati generali della green economy 2024, nell’ambito di Ecomondo 2024, la fiera sull’economia circolare, in corso a Rimini. “Le emissioni di gas serra sono diminuite, le rinnovabili elettriche hanno ripreso a crescere e facciamo qualche passo in avanti nella circolarità della nostra economia. Ma ancora troppo poco, non solo perché la sfida è globale e di vasta portata, ma perché non remiamo tutti nella stessa direzione”, le parole di Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile .
L’Italia va meglio, ma tutto procede lentamente
Nel 2023 l’Italia ha ottenuto ottimi risultati. Il nostro paese ha diminuito le emissioni di CO2 di oltre il 6% rispetto all’anno prima. Secondo le stime, se il nostro paese dovesse continuare in questa direzione entro il 2030 si potrebbe raggiungere un calo del 55 per cento, in linea con gli obiettivi di sostenibilità dell’Onu. Le rinnovabili sono cresciute. L’anno scorso l’elettricità da fonte rinnovabile in Italia ha superato il 44% della produzione totale. Nel 2023 per la prima volta sole e vento, infatti, hanno generato oltre 50 terawattora di energia elettrica, ossia un quinto della produzione elettrica nazionale. È andata bene anche la circolarità dell’economia. L’Italia è prima in Europa per produttività delle risorse, per ogni chilo di risorse consumate genera 3,6 euro di prodotto interno lordo (62 per cento in più della media dell’Unione europea) ed è prima anche nel tasso di riciclo dei rifiuti pari al 72 per cento del totale.
Tuttavia, ci sono ancora delle forti criticità. L’anno scorso l’Italia è stata colpita da 3.400 eventi meteo estremi. Un dato preoccupante è che tra il 2021 e il 2022 il consumo di suolo è stato di 70,8 chilometri quadrati, pari a 19,4 ettari al giorno e non ha risparmiato neanche le aree a pericolosità idraulica, soggette ad allagamenti. Si tratta del valore più elevato a partire dal 2012, a fronte di una diminuzione della popolazione italiana di circa 206 mila unità rispetto ad allora. Un altro problema è lo scarso investimento nel settore delle auto elettrico. Nel 2023 solo il 4,2 per cento del totale immatricolato era composto da veicoli elettrici a batteria (Bev) mentre a livello europeo la media è del 14 per cento.
Per le imprese serve una visione politica a lungo termine
“Le imprese hanno già compreso come si debba andare verso investimenti green, ma hanno bisogno di regole chiare – ha spiegato ad Ecomondo Irene Priolo, presidente facente funzioni dell’Emilia-Romagna –. Devono sapere dove il paese vuole andare per poi legare i loro piani industriali alle politiche. Del resto, non possiamo permetterci di tornare indietro proprio in virtù degli impatti che i cambiamenti climatici stanno creando sul nostro sistema paese, non solo in Emilia-Romagna. Legare l’ambiente alle politiche industriali significa avere idee chiare e soprattutto obiettivi precisi non soltanto da qui al 2030 e anche al 2050. Solo così possono diventare politiche di sistema e un modello di sviluppo economico. Ci vogliono politiche più forti di mitigazione e adattamento. Come, ad esempio, piani straordinari per la difesa del suolo”.