Nel 2035 nove piatti tradizionali su dieci avranno equivalenti per gusto, consistenza e prezzo con proteine alternative. Sono le conclusioni del BCG.

Oggi è facile reperire del latte vegetale negli scaffali dei supermercati, può capitare di trovare carne a base vegetale negli hamburger dei fast food e si può persino assaggiare della carne “coltivata” da cellule animali in qualche ristorante di Singapore e Israele.

Ma è solo l’inizio della grande trasformazione del mondo delle proteine. Secondo lo studio BCG “Food for Thought. The Protein Transformation entro il 2035 un decimo di tutte le porzioni di carne, uova e latticini consumate nel mondo sarà con proteine “alternative”, a base vegetale, di microrganismi o di cellule animali. Si tratta di proteine derivate dalle piante, come soia o piselli gialli, oppure ​​prodotte utilizzando batteri, lieviti, alghe unicellulari e funghi, o ancora coltivate ​​direttamente da cellule animali (tra cui della carne e dei frutti di mare). Il loro consumo è destinato ad aumentare di sette volte nei prossimi quindici anni a livello globale, passando dalle attuali 13 milioni di tonnellate l’anno, il 2% delle proteine ​​animali, a 97 milioni di tonnellate entro il 2035, quando rappresenteranno l’11% del totale. 

Entro il 2035 il mercato delle proteine alternative raggiungerà il valore di 290 miliardi di dollari, spinto dall’interesse di consumatori, aziende e investitori verso prodotti più sani, con minori emissioni di CO2 e minori implicazioni etiche legate all’allevamento intensivo degli animali. Con profitti distribuiti lungo tutta la catena del valore: dalle aziende alimentari alle startup che nasceranno per produrle, dagli scienziati e agli agricoltori che forniranno i mezzi, agli investitori che le finanzieranno. 

E questo è solo lo scenario base. La crescita del settore sarà più rapida se miglioramenti di efficienza produttiva consentiranno di ottenere prodotti realmente comparabili nel gusto, nella consistenza e nel prezzo a quelli con proteine animali: in questo caso, la quota di mercato potrebbe arrivare al 16% del totale nel 2035. E se i regolatori daranno un’ulteriore spinta con incentivi ad hoc, le alternative arriveranno al 22% del consumo di proteine entro 15 anni. Mentre, già dal 2025 in Europa e Nord America si sarà raggiunto il “picco della carne”, con un consumo di proteine ​​animali in declino.

Alternativa sostenibile

L’interesse dei consumatori per proteine ​​alternative cresce poiché rappresentano una soluzione salutare, che riduce i fattori di rischio di malattie cardiovascolari, ma anche sostenibile, grazie al potenziale di ridurre le emissioni di gas serra, l’uso di acqua e suolo. A questi elementi si aggiungono le implicazioni che il consumo di tali proteine avrebbe sulla riduzione della sofferenza degli animali e sulla tutela della biodiversità. 

Una trasformazione simile ​​può davvero dare un contributo agli sforzi per combattere il cambiamento climatico. Nello scenario base, entro il 2035, solo il passaggio a carne e uova di origine vegetale consentirebbe di risparmiare oltre 1 gigatone di CO2equivalente, che corrisponde ad un anno intero a zero emissioni di carbonio di uno stato come il Giappone e un risparmio di acqua sufficiente a rifornire la città di Londra per 40 anni, con un contributo importante alla sicurezza alimentare e alla biodiversità. Ogni porzione di spaghetti alla bolognese a base di carne vegetale evita emissioni di gas serra pari a quelle di un’auto nuova guidata per 10 chilometri.

Le alternative nel piatto

Nel mondo, nove piatti su dieci avranno un’alternativa realistica con proteine a base di piante, microrganismi e cellule animali entro il 2035, senza la necessità di creare nuove ricette, senza cambiamenti di gusto e senza aumentare i costi per il consumatore. Questo vale per gli hamburger come per i burritos, per le lasagne come per il sushi, per la pizza come per l’asado. Molti piatti popolari in tutto il mondo potrebbero essere realizzati con proteine ​​alternative già entro il 2025, in particolare quelli che utilizzano carne meno strutturata, ad esempio macinata. Entro il 2035 troveranno valide alternative anche prodotti più difficili, come uova, latticini o filetti di carne e pesce, anche se resterà molto complesso riprodurre tagli di carne di grandi dimensioni e strutturati.

“Le proteine alternative potrebbero presto eguagliare le proteine animali per gusto, consistenza e prezzo”, secondo Lamberto Biscarini, Managing Director e Senior Partner di BCG. “Ci aspettiamo che la parità di questi elementi stimoli una nuova ondata di crescita, catapultando quello che oggi è un mercato abbastanza nascente nel mainstream, nonché producendo significativi benefici ambientali e facilitandone maggiormente la crescita. L’arena delle proteine alternative è molto aperta e il progresso è veloce. C’è una reale opportunità per gli investitori di giocare d’anticipo, ma per navigare con successo nel settore devono affinare le loro conoscenze tecnologiche e assicurarsi di essere sempre un passo avanti”

BCG stima che le proteine ​​alternative a base vegetale raggiungeranno la parità in questi ambiti già entro il 2023, quelle basate su microrganismi entro il 2025 e quelle basate su cellule animali entro il 2032. Stime che però variano a seconda del tipo di proteine ​​animali da sostituire. Gli hamburger vegetali potrebbero raggiungere la parità entro i prossimi due anni, mentre i pezzi di “pollo” a base vegetale dopo il 2023 (hanno sapore e una consistenza simili, ma devono diventare più economici per competere). I prodotti a base di microrganismi e cellule animali raggiungeranno la parità prima con prodotti animali costosi come la carne, solo dopo con uova e latticini.

La crescita del mercato

Secondo l’indagine di BCG, la crescita del mercato delle proteine alternative avrà 3 fasi: moderata fino a quando ogni tipo di prodotto non raggiungerà la parità, poi un forte aumento di interesse e raddoppio del tasso di adozione, infine un’espansione costante a un tasso base di circa il 5%. 

Le alternative a base vegetale raggiungeranno la parità nel 2023, a cui seguirà un periodo di crescente interesse e di adozione in forte aumento. Quelle a base di microrganismi saranno equivalenti entro il 2025 e poi cresceranno più velocemente fino al 2032, quando quelle ​​a base di cellule animali raggiungeranno la parità, dopodiché, il tasso di crescita di queste ultime supererà quello delle altre due.

Il latte e altri prodotti lattiero-caseari alternativi (i prodotti proteici alternativi oggi più utilizzati) rimarranno la porzione più ampia del mercato fino al 2035, ma i sostituti delle uova cresceranno più rapidamente. Le alternative alla carne, in particolare di pollo e frutti di mare, aumenteranno in modo rapido, passando dal 21% del consumo totale di proteine ​​alternative nel 2020 a quasi il 37% nel 2035. Il formaggio alternativo rimarrà un mercato relativamente piccolo, perché la produzione di sostituti è particolarmente impegnativa.

Su base regionale, il Nord America e l’Europa rappresentano i mercati più maturi per le proteine alternative, in virtù della sensibilità per clima e salute dei consumatori. Ma la principale opportunità di sviluppo è nell’Asia-Pacifico che, con una popolazione numerosa e consumi di proteine crescenti, rappresenterà due terzi del consumo globale nel 2035. L’America Latina e il resto del mondo cresceranno rapidamente ma rimarranno notevolmente più piccoli.