Al sud le coltivazioni tradizionali vengono sostituite da mango e papaya. Tra Sicilia, Puglia e Calabria oltre mille ettari coltivati a frutta tropicale.
Sembra una facezia, ma in Italia, nel mese dell’uva e nelle immediate vicinanze della tradizionale vendemmia, ha avuto inizio la raccolta del mango. Non di quello asiatico o brasiliano, ma proprio di quello made in Italy!
Sono gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura che si sta adeguando alle temperature divenute consuete anche da noi. Ciò sta provocando, come era prevedibile, un mutamento nella mappa delle produzioni, compresa l’introduzione della frutta tropicale.
Dal mango all’avocado, sempre più ettari di frutta esotica nel sud Italia
Le coltivazioni di frutta esotica tra Sicilia, Puglia e Calabria sono triplicate negli ultimi cinque anni e hanno superato i mille ettari: si produce mango, ma anche avocado, banane, frutto della passione, anona, feijoa, litchi. Il guaio è che talvolta soppiantano gli alberi di agrumi, meno remunerativi: negli ultimi 15 anni in Sicilia, dove la raccolta di mango prosegue fino a novembre, il terreno coltivato ad arance è diminuito del 31 per cento, quello dei mandarini del 18 per cento, quello dei limoni addirittura del 50 per cento. Cambia il clima, cambia l’agricoltura e questo è il risultato del riscaldamento globale e degli anni più caldi degli ultimi due secoli. L’anno in corso sta registrando una temperatura superiore di 0,67 gradi rispetto alla media storica, tra le più alte mai registrate dal 1800.
Più olio al nord Italia e vendemmia anticipata
Cambia anche l’agricoltura al nord con olio e vino prodotti a latitudini sempre più settentrionali. Si trova in in provincia di Sondrio, l’ultima frontiera dell’olio d’oliva italiano, negli ultimi dieci anni in Valtellina si è passati da zero a circa diecimila piante, su quasi 30mila metri quadrati di terreno. La vendemmia parte già a inizio agosto, rispetto ai tradizionali primi giorni di settembre: le uve maturano prima e sono più dolci.