Breve analisi per capire come funziona e come faremo ad avere prodotto fresco a tavola
Il blocco è partito 2 giorni fa e va dallo Ionio al Tirreno. Si aggiunge a quello dell’Adriatico (che invece scade a breve, il giorno 9). La prassi non riscuote certo la simpatia delle imprese e dei pescatori, costretti a ferie forzate. Ma il fermo è una risorsa per tutti, pesci e pescatori.
Dunque, niente più pesce fresco a tavola nei prossimi giorni, o almeno così sembrerebbe. Il blocco (temporaneo) insiste sul tratto di costa che va dalla Puglia (zona Brindisi) alla Calabria (zona Reggio Calabria) e terminerà il 4 ottobre. Il fermo non vale per tutti i tipi di pesci. Ed è il caso di rassicurare i consumatori; nonostante l’interruzione dell’attività sulle tavole delle regioni interessate sarà comunque possibile trovare prodotto italiano; dal pesce azzurro come le alici e le sarde, al pesce spada, ed inoltre a spigole, orate, sogliole, cannocchie, vongole e cozze provenienti dalle barche della piccola pesca, dalle draghe e dall’acquacoltura.
I motivi del blocco, in primis la salvaguardia del mare
Il fermo di quest’anno cade in un momento difficile a causa delle nuove linee di indirizzo del Commissario alla Pesca ed all’Ambiente, il lituano trentaduenne Virginijus Sinkevicius. Tra le misure più stringenti previste dal commissario c’è il divieto assoluto della pesca a strascico e la restrizione delle aree di pesca del 30% per una riduzione molto drastica entro il 2030.
La motivazione fornita è di marca strettamente ambientale; “tali misure sono atte a tutelare i mari perché, soprattutto la pesca a strascico, è un’autentica rovina per i fondali, gli ecosistemi e gli animali che popolano le acque. Il fermo pesca è una risorsa fondamentale e tutela proprio i pescatori oltre che i pesci. Ci sono tanti studi che confermano questa ipotesi: la protezione del mare paga. La biodiversità incide sulla quantità e sulla qualità del pesce. I riscontri non riguardano solo i prodotti ittici e le tavole: migliora la temperatura dell’aria, la stratificazione dell’acqua e tutto ciò contribuisce alla cattura della CO2 da parte del mare”.