Prodotte 310.000 tonnellate, molto e.v.o. ma poco biologico e dop/igp

La campagna olearia 2022/2023 presenta numeri più alti rispetto allo scorso anno. Il 2023 comincia per l’Italia con scorte di olio per oltre 310 mila tonnellate (di cui il 75% extravergine), 10 mila in più rispetto ad inizio 2022.

I numeri dell’olio italiano

L’extravergine è pari a 146 mila tonnellate, poco meno del 50% del totale prodotto. Tra lampante, raffinato, olio di sansa e in attesa di classificazione vi sono inoltre più di 71 mila tonnellate.

Si tratta di una produzione in chiaroscuro. Se, infatti, grazie al report dell’Istituto repressione frodi che conteggia l’olio dichiarato dai soggetti obbligati alla tenuta del registro telematico, la prima conferma è che, malgrado la deludente campagna nelle regioni a maggiore vocazione olivicola, l’oro verde non mancherà dalle tavole degli italiani neanche quest’anno. Probabilmente costerà di più, visto l’aumento generalizzato dei prezzi, benché sia un aumento più contenuto rispetto a quanto registrato da altri prodotti.

Olio d’oliva, da dove viene la produzione nazionale

Due regioni in particolare, e cioè Puglia e Toscana, detengono oggi oltre la metà della produzione di olio nazionale. La Puglia ne può vantare oltre un terzo con 117 mila tonnellate, la Toscana però non sfigura con le sue oltre 47 mila tonnellate pronte ad essere immesse nel mercato. Più distanziate Umbria (28 mila tonnellate), Calabria (26 mila) e Sicilia (24 mila).

L’olio biologico è pari al 13,3% delle giacenze, stazionario a 41 mila tonnellate, di cui le 5 regioni sopra menzionate detengono oltre l’82%. Di 25 mila tonnellate il volume delle Dop e Igp, con Terre di Bari che ne certifica il 36,6%, distanziando Toscano, Val di Mazara e Sicilia che oscillano tra l’11 e il 12%.