Il mar Mediterraneo è alle prese con una lunga ondata di calore che porta le temperature delle acque superficiali ben oltre la norma, provocando una serie di problematiche

Dal 10 maggio a metà giugno, la temperatura delle acque superficiali del mar Mediterraneo ha superato di circa 4 gradi centigradi la media ventennale relativa al periodo 1985-2005. Si sono avuti picchi anche di 5 gradi superiori alla media stagionale. È un’ondata di calore marino paragonabile a quella, devastante, dell’estate 2003.

Prima ancora dell’inizio dell’estate meteorologica, l’Europa si è dunque trovata alle prese con temperature da record. E il mar Mediterraneo, purtroppo, non fa eccezione. A partire dal 10 maggio, un’ondata di calore marino ha portato la temperatura delle acque superficiali a superare di circa 4 gradi centigradi la media del periodo 1985-2005, con picchi di oltre 23 gradi. È quanto rilevano gli istituti di ricerca coinvolti nel progetto Careheat (Detection and threats of marine heat waves).

Il fenomeno delle ondate di calore marino

Si parla di ondate di calore marino quando “la differenza tra la temperatura superficiale del mare misurata e il valore climatologico, ovvero atteso per quella particolare regione in quello specifico periodo dell’anno, supera una soglia critica per almeno cinque giorni in un’area sufficientemente ampia di mare”, le parole precise di Salvatore Marullo, ricercatore dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea).

Il progetto di ricerca, finanziato dall’Agenzia spaziale europea (Esa), ha proprio l’obiettivo di sviluppare metodologie per prevedere e identificare le ondate di calore marino. E capire che impatto hanno sull’ambiente, sulla biodiversità e su attività economiche come la pesca e l’acquacoltura. Insieme all’Enea, per l’Italia partecipa anche l’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr Ismar), in veste di coordinatore.

Le attività di ricerca hanno preso il via proprio con lo studio dell’ondata di calore che si è abbattuta sul Mediterraneo. “È dagli inizi di maggio che nell’area mediterranea si registrano temperature ben al di sopra della media stagionale e anche la prima metà di giugno è stata caratterizzata da situazioni meteorologiche tipiche di fasi più avanzate della stagione estiva”, ha poi continuato Salvatore Marullo. Valori confrontabili con quelli della famigerata estate del 2003.

Lo confermano i ricercatori del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, registrando temperature in superficie superiori di addirittura 5 gradi rispetto alla media nel mar Ligure e nel golfo di Taranto. Anche il programma europeo Copernicus marine, riferendosi alle rilevazioni del 19 giugno, parla di un’anomalia di 5 gradi nei pressi delle coste di Italia, Spagna e Francia.

Nel 2003, le eccezionali temperature delle acque registrate a maggio “sono state seguite a luglio e agosto dagli eventi più severi, duraturi e devastanti per l’ambiente mai registrati”, affermano tramite una nota. “A partire da allora, il numero, la durata e l’intensità delle ondate di calore marino hanno continuato ad aumentare nel mar Mediterraneo”. Provocando una morìa di massa di spugne, coralli e gorgonie.


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