ROMA – Se qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che l’Italia sia un Paese unito, certamente nessuno ha dubbi sul fatto che ci sia un elemento fortissimo che unisce gli italiani: il piacere della buona cucina, il gusto per una grande varietà di sapori e profumi, la passione per la sperimentazione di nuovi piatti, nati spesso dalla compenetrazione di diverse tradizioni.
“Qui mangiava Garibaldi” (De Agostini, 284 pagine, 14 euro) è un libro fuori da ogni schema, un’interpretazione del Risorgimento tutta particolare. Di Mazzini e Garibaldi, di Vittorio Emanuele II e di Pio XI, di Carlo Pisacane e dei fratelli Bandiera, come di tutti i veri e presunti protagonisti del Risorgimento si è già detto moltissimo e molto ancora si dirà in quest’anno fatidico. Ma al di là di vittorie, sconfitte, cospirazioni, esilii, condanne a morte e trionfi postumi, gli eroi dell’Unità d’Italia avevano anche una vita normale. E queste pagine sono proprio dedicate alla vita quotidiana, al “dietro le quinte” di sedici personaggi risorgimentali, ai tratti più intimi del loro carattere, ai luoghi della formazione e delle loro gesta.
Ma soprattutto ci raccontano come erano imbandite le tavole a cui sedevano questi personaggi, i prodotti che mangiavano nei luoghi in cui vivevano o in cui passavano, i vini autoctoni, le ricette dell’epoca e ci fanno conoscere, dove sopravvivono, le osterie e le trattorie che frequentavano. A ben vedere, il regalo migliore che il Risorgimento ci potesse fare è proprio questo melting pot di sapori alpini e mediterranei, padani e isolani, che è diventata la cucina italiana. Un punto di vista originale sulla nostra storia ottocentesca, in un volume che si può leggere come una godibile raccolta di biografie atipiche, oppure utilizzare come una vera guida turistica o gastronomica, per celebrare, golosamente, i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Questo curiosa “guida” è stata scritta a più mani da un gruppo di amici “storici”, che hanno unito forze e competenze per dar vita ad una interpretazione del Risorgimento diversa dal solito. Paolo Paci , scrittore e giornalista specializzato in viaggi e gastronomia, è vicedirettore di La Cucina italiana. Giorgio Donegani è alimentarista e storico della gastronomia. Gianni Morelli , scrittore egeografo, è autore di numerose guide di viaggio, racconti e romanzi. Roberto Mottadelli è critico d’arte, appassionato di storie e geografie. Alessandro Milani è giornalista radiofonico e internettiano. Pino Salerno è sceneggiatore e autore radiotelevisivo. Camillo Benso, conte di Cavour, era solito dire: “Cattura più amici la mensa che la mente”. Parole profetiche del più grande statista che l’Italia abbia conosciuto.