Il 2022 rischia di diventare l’anno peggiore per gli incendi in Europa. La stagione delle fiamme è iniziata prima a causa di un inverno troppo secco, ed il 97 per cento dei fuochi dipende dall’attività umana.
Se il 2021 era stato l’anno dei violenti incendi in Europa, il 2022 è già peggio. Nei 27 paesi dell’Unione europea, da inizio anno i roghi hanno già devastato un totale di 517.881 ettari (dati del 16 luglio). In tutto il 2021 sono andati a fuoco 470.359 ettari, secondo i numeri raccolti dal Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis). Il divario potrebbe crescere ulteriormente a causa degli incendi boschivi che hanno imperversato in Europa nelle ultime settimane, in particolare nell’ovest del continente, colpito da prolungate ondate di caldo.
I grandi incendi del 2022
Continuando così, il 2022 potrebbe eguagliare o superare il 2017, l’anno peggiore registrato dal 2000, quando è stato creato l’Effis. Nel 2017, infatti, sono andati in fumo quasi 10mila ettari di vegetazione, un’area grande quanto il Libano. “La situazione è peggiore di quanto avessimo previsto, anche se ci aspettavamo anomalie di temperatura”, le parole nette di Jesus San Miguel, coordinatore dell’Effis, sottolineando che “l’ondata di caldo è decisiva e chiaramente legata al riscaldamento globale”.
E l’Italia? Anche l’Italia brucia
Diverse evacuazioni hanno interessato il Carso, tra Trieste, Gorizia e il territorio sloveno. Il capoluogo friulano è stato bloccato per diverse ore, dato che le fiamme hanno tagliato le vie di comunicazione. Tra le colline di Massarosa, Lucca e la Versilia, 500 persone evacuate dai vigili del fuoco. Intanto i roghi si sono propagati anche in Sicilia, Sardegna e Campania.
“In Italia sono stati percorsi dalle fiamme circa 170mila ettari, il 60 per cento in più della media 1980-2018, la maggior parte dei quali nel sud e nelle isole”, scrive il Wwf nel suo report appena pubblicato Spegnere oggi gli incendi di domani.
Incendi, la stagione è partita prima e durerà di più
Gli incendi stanno divampando nel sud della Francia e al nord di Spagna e Portogallo, ma anche in Marocco e Grecia si stanno affrontando i roghi e sono già migliaia le persone sfollate. A causa di questo cambiamento del clima, un ulteriore rischio è lo sviluppo degli incendi in regioni solitamente non soggette a questo rischio, come al centro e al nord Europa.
La differenza con il passato sta nel fatto che nel 2022 la stagione degli incendi è cominciata prima: ondate di calore anticipate (in alcuni paesi sono stati superati i 40 gradi già a giugno) e una straordinaria siccità invernale hanno reso la vegetazione più secca e quindi maggiormente infiammabile, creando una condizione perfetta per la combustione.
Incendi, 97% degli incendi è causato dagli esseri umani
Oltre a frequenza e intensità, anche le dimensioni dei roghi stanno aumentando, dando vita ai cosiddetti “mega-incendi”. Il numero degli incendi nei paesi euromediterranei aumenta del 20-30 per cento ogni dieci anni. Se la temperatura globale aumentasse di 3 gradi, ben 15 milioni di cittadini europei in più sarebbero esposti almeno dieci giorni l’anno ad alto, se non estremo, pericolo d’incendio.
Prevenire, ripristinare, assicurare maggiori finanziamenti e migliorare le sinergie: questi i quattro principi da sviluppare, secondo il Wwf. Perché il 97 per cento degli incendi in Europa è riconducibile all’attività umana. Quindi c’è margine per migliorare le cose, ma è necessario lavorare sulle cause reali.