Fine anno, tempo di bilanci. Tra luci ed ombre, ci apprestiamo a salutare questo irripetibile, per tanti versi, 2022

Il 2022 è stato un anno unico, per tanti versi. Come consuetudine, la fine dell’anno segna l’occasione per fare dei bilanci, misurare i sogni e le aspettative per il futuro.

Cosa ci lasciamo indietro

Abbiamo vissuto una pandemia mondiale, non ancora del tutto scomparsa. Siamo stati spettatori di un terribile conflitto, che sta tuttora provocando morte e distruzione. Siamo stati impotenti di fronte ad un’inflazione monstre, come non si vedeva dal 1984. E al tempo stesso, molto probabilmente, l’export agroalimentare tricolore farà segnare il record, surclassando anche i 52 miliardi di valore registrati nel corso del 2021.

Difficile definire il 2022. Potremmo chiamarlo l’anno dei record o l’anno delle prime volte, ma non ci aiuterebbe a capire l’intensità del momento che stiamo vivendo. Né varrebbe la locuzione “annus horribilis” utilizzata nel 1992 (a proposito di date) da Elisabetta II, anche lei perdita importante di questo 2022. Potremmo, allora, cavarcela con un’accezione neutra: è stato un anno “unico”!

Cosa ci dobbiamo augurare per il 2023?

Il futuro è tutto da scrivere: il 2023 potrebbe essere l’anno della ripartenza sociale ed economica, l’occasione di un nuovo sviluppo, la scintilla che mancava per cercare traiettorie alternative, sulla scorta delle esperienze accumulate negli ultimi 3 anni. Il periodo di “stravolgimento”, se così possiamo definirlo, ha avuto inizio con l’arrivo del Covid19 nel nostro Paese. Un’esperienza che ci ha cambiato, i cui effetti sociali e personali non sono ancora del tutto chiari e definiti. Chissà che da una grande sofferenza non possa nascere una Società nuova, diversa, capace di essere più attenta e più inclusiva! Chissà che non si riesca ad imparare qualcosa da questi avvenimenti, che non si possa costruire un futuro diverso….

Le previsioni, difficilissime

Come individui e come Organizzazione abbiamo il dovere di impegnarci a fondo per un mondo ecosostenibile, equo, accogliente e libero. Non ci tireremo indietro, non lo abbiamo mai fatto! Ma al tempo stesso abbiamo bisogno di risposte, di conferme, di sinergie, di comuni visioni sociopolitiche. Il mio augurio, e dell’UCI tutta, va in questo senso. Se è vero che la “vita è l’arte dell’incontro” io vi auguro di incontrare, di non smettere mai di farlo, persone, visioni, sfide e diversità, sogni ed illusioni. È così che un individuo ed un Paese crescono!

Buon Natale a Noi tutti!

Mario Serpillo, presidente Unione Coltivatori Italiani