Cruciale la questione “perdite e danni” ma anche la necessità di mantenere gli impegni presi alla COP precedente

Come ogni anno il mondo torna a riunirsi per cercare un accordo sul clima. Fra i tanti report diffusi in queste settimane relativi alla Conferenza delle parti sul clima (dal 6 al 18 novembre in Egitto), quello diffuso da Unep e chiamato The Closing Window,  che si occupa di emissioni, è quello più chiaro: siamo davvero lontani dagli accordi di Parigi (COP21 del 2015), e sarà quasi impossibile contenere le temperature entro i +1,5°C, inoltre senza una inversione di rotta con le politiche attuali a fine secolo ci sarà un aumento della temperatura di 2,8°C.

Uno scenario catastrofico. Il tutto con due situazioni che tengono in scacco le future decisioni climatiche: l’invasione russa in Ucraina e le frizioni relative a Taiwan, con la Cina meno collaborativa di prima con altri Paesi. Nel frattempo gli Stati che emettono meno CO2 sono più vulnerabili, insistono per ricevere finanziamenti da 100 miliardi l’anno dai Paesi più sviluppati. Questi i temi che saranno centrali nel vertice Onu egiziano.

Pedite e danni nel mondo

La questione del “loss and damage” è considerata centrale nella Cop27. A fine Cop26 era iniziata una trattativa sul fatto che i Paesi più ricchi (e spesso più responsabili delle emissioni climalteranti) dovrebbero impegnarsi in aiuti economici concreti per la ricostruzione e il sostegno a paesi che affrontano catastrofi climatiche, dagli eventi meteo intensi alla siccità. Sul passaggio spingono centinaia di Paesi in via di sviluppo, ma resta complessa la questione dell’identificazione e quantificazione dei danni e dei collegamenti relativi alla crisi del clima. Sarà dunque interessante capire se verrà concordato uno strumento finanziario concreto come forma di risarcimento e aiuti per prepararsi a futuri eventi estremi, oppure – sulla scorta della proposta tedesca – una sorta di fondo internazionale che promuova “assicurazioni” da attivare in caso di catastrofe.

Il processo di decarbonizzazione

Risulterà decisiva in questa Cop la riconferma degli impegni presi a Glasgow. Quello che si sta configurando, soprattutto nei paesi del G20, è che alcuni Paesi a causa delle crisi energetiche e dei conflitti in corso possano rallentare nel cammino della decarbonizzazione e la lotta alle emissioni. Di conseguenza, sarà importante capire se ci saranno passi indietro o meno, anche relativi agli investimenti (anche esteri, nonostante l’impegno di non investire sul fossile da fine 2022) in termini per esempio di gas naturale, che la Ue vede come attività “sostenibile”.

Rafforzare l’addio al carbone, come deciso nella precedente conferenza, sarà un altro tema chiave: in che maniera avverrà? La decarbonizzazione includerà anche la riconversione di impianti a carbone in quelli a gas? Domande che forse troveranno risposte su due linee differenti: una è relativa al breve termine, per affrontare contemporaneamente la crisi energetica, l’altra sul lungo periodo, quello necessario per concentrarsi sempre di più sulle fonti rinnovabili. Infine, interessante sarà capire anche gli sforzi dei vari stati: sinora solo 25 hanno presentato ambiziosi piani climatici nazionali.

L’adattamento climatico

Nel capitolo sull’adattamento rientra la questione dei noti finanziamenti da 100 miliardi di dollari all’anno che dovranno essere predisposti dai paesi più ricchi a quelli più poveri e vulnerabili, una partita che dalla Cop27 richiede ulteriori conferme. Nel contesto dei finanziamenti si conosceranno anche meglio i dettagli del Fondo italiano per il clima che destina 840 milioni di euro all’anno per i prossimi cinque anni, di cui 40 a fondo perduto. Negli impegni di sostegno italiani verso altri Paesi, per esempio in chiave decarbonizzazione, ci sono piani in corso con Indonesia e Vietnam.

Il processo di mitigazione

In generale i quasi 200 Paesi che saranno rappresentati alla Cop27 e tutte le parti chiamate in causa dovranno dimostrare grande collaborazione per intraprendere “azioni audaci e immediate” nel tentativo di continuare la mitigazione e ridurre le emissioni per limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C. Come sappiamo il mondo le temperature globali sono aumentate di 1,1°C e si stanno dirigendo verso 1,5°C, secondo gli scienziati dell’Ipcc (l’Intergovernmental Panel on Climate Change).

Si stima che se le temperature saliranno da 1,7 a 1,8°C al di sopra dei livelli del 1850 metà della popolazione mondiale potrebbe essere esposta a livelli di calore e umidità pericolosi per la vita. A rischio è anche la perdita di biodiversità. Per questo sarà necessario nel vertice egiziano perseguire gli sforzi per limitare l’aumento della temperatura. All’interno di questi sforzi verranno discussi i temi della transizione giusta, la sicurezza alimentare, finanza innovativa per il clima e lo sviluppo, il futuro dell’energia e la sicurezza idrica.