Nuova sconfitta per Monsanto, multinazionale americana della chimica in agricoltura, di proprietà di Bayer, sulla vicenda del Roundup, il diserbante a base di glifosato.
Monsanto ha subito una nuova sconfitta in tribunale. Stavolta è stata la Corte suprema – massimo organo della giustizia degli Stati Uniti – a dare torto al colosso della chimica, di proprietà della tedesca Bayer, rigettando la richiesta di esaminare la vicenda di Edwin Hardeman, un produttore ultrasettantenne al quale fu diagnosticato un linfoma non Hodgkin. Il caso è emblematico perché l’uomo aveva utilizzato, per ben trent’anni, il Roundup, il famigerato diserbante a base di glifosato prodotto, appunto, dalla Monsanto.
Glifosato, decenni di scontri legali e scientifici
Di cosa si tratta? Di una sostanza controversa, che il Centro internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Oms ha inserito nel 2015 nella lista delle sostanze “probabilmente cancerogene”. E la confusione aumenta poiché al contrario, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha definito “improbabile” tale pericolo. E l’Agenzia europea per la chimica (Echa) ha ritenuto di non avere prove scientifiche sufficienti per classificarlo come cancerogeno, mutageno o tossico.
In molti hanno evidenziato il peso delle lobby su tali decisioni. E la giustizia americana, in più gradi di giudizio, ha condannato Bayer per non aver avvisato a sufficienza sui rischi legati all’uso del glifosato. La decisione della Corte Suprema rischia di provocare pesanti conseguenze per la multinazionale, dal momento che potrebbe spalancare le porte a numerose azioni legali. Sono infatti più di 31mila le denunce depositate presso tribunali americani.
Bayer, prudenzialmente già accantonati 6,5 miliardi di dollari per rispondere ad azioni legali
Bayer ha quindi deciso di stanziare la cifra stratosferica di 6,5 miliardi di dollari per fronte ai procedimenti. Denaro che potrebbe non bastare. L’azienda ha commentato la decisione della Corte suprema, esprimendo il proprio disaccordo e dichiarandosi “pronta a fronteggiare il rischio legato a possibili azioni legali future negli Stati Uniti”. Ma ha anche ribadito di non considerarsi in alcun modo responsabile e ha ribadito per l’ennesima volta di voler continuare a produrre e commercializzare il Roundup.
Bayer per la vicenda Hardeman è già stata condannata a versare 25,3 milioni di dollari a titolo di risarcimento nel 2019. Un ricorso è stato quindi respinto nel 2021. Per questo l’azienda aveva tentato la via della Corte suprema e contestando nel merito la sentenza: secondo la multinazionale non sarebbe stato necessario indicare alcun avvertimento particolare sui prodotti a base di glifosato in merito ai possibili rischi oncologici.