Rilevanti danni agli organi dei mammiferi, provocati dal mais ogm, sarebbero stati accertati da una ricerca con i risultati pubblicati sulla rivista “International Journal of Biological Sciences”.
E’ quanto riporta The Independent, rilanciato da Slow Food. Una notizia accompagnata ad un’altra dello stesso tenore e che investe una multinazionale leader nel mercato degli ogm: il tribunale di Lione ha condannato la Monsanto a risarcire i danni a un coltivatore francese, Paul François, per la grave intossicazione provocata dal contatto con l’erbicida Lasso, prodotto dalla multinazionale.
Una condanna che dovrebbe far riflettere in particolare l’Unione europea, che ha dato il via libera all’importazione e trasformazione in Europa di quattro varietà di soia geneticamente modificato. “Questa è una decisione storica, per la prima volta un produttore di erbicida è considerato colpevole di avvelenamento. La sentenza farà da volano ad altre denunce e sarà ora possibile mettere sotto processo le multinazionali dell’agrochimica nel momento in cui sia chiaro la relazione tra intossicazione e prodotto chimico – sottolinea Stéphane Cottineau, avvocato specialista in cause ambientali. Il Lasso, usato per la prima volta nel 1960 per eliminare le piante infestanti nei campi di cereali, è stato già bandito in Canada e Regno Unito dal 1980. In Europa, grazie a una direttiva comunitaria, è fuori legge soltanto dal 2007. Il coltivatore agricolo Paul François ha accidentalmente respirato i fumi dell’erbicida nell’aprile 2004 e a causa di tale intossicazione ha dovuto abbandonare l’attività nella sua azienda agricola, soffrendo di problemi muscolari e neurologici, compresi improvvisi svenimenti, perdita di memoria, emicranie e balbuzie. Un anno dopo l’incidente, nel suo corpo sono state rilevate significative tracce di monoclorobenzene, componente tossico del Lasso non indicato sull’etichetta del prodotto. La corte di Lione ha ritenuto la Monsanto colpevole di negligenza poiché non ha debitamente avvertito gli eventuali utilizzatori dell’erbicida della sua pericolosità”.