Centonovantuno inchieste sul traffico illecito di rifiuti, 1.199 persone arrestate, 666 aziende coinvolte, 43 miliardi di euro di volume d’affari.
Sono alcuni dei numeri diffusi durante il convegno “Rifiuti Spa, 10 anni d’inchieste”, organizzato a Roma da Legambiente e coordinato da Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità dell’associazione ambientalista.
Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto sui risultati ottenuti da quando è stato introdotto il reato per “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” (articolo 260 del decreto legislativo 152/2006, ex articolo 53 bis del decreto Ronchi). Si tratta appunto di 191 inchieste, nell’ambito delle quali sono state emesse 1.199 le ordinanze di custodia cautelare: quasi una ogni tre giorni, da quando è stato introdotto il reato.
Le procure coinvolte, spiega Legambiente, negli anni sono diventate ben 85, e le indagini hanno interessato tutte le forze dell’ordine attive nel nostro Paese: dal Corpo forestale dello Stato alla Guardia di Finanza, dalla Polizia di Stato alla Direzione investigativa antimafia fino alle Capitanerie di porto e all’Agenzia delle Dogane: numeri e risultati importanti – commenta l’associazione – che hanno consentito di svelare scenari inediti e di “fotografare” un fenomeno, quello dei traffici illegali nel nostro Paese e su scala internazionale che rappresenta un’autentica minaccia per l’ambiente, la salute dei cittadini, l’economia.
L’aspetto economico, secondo Legambiente, è importante quanto quello strettamente ambientale: le aziende coinvolte nelle indagini, infatti, sono state ben 666, con 3.348 persone denunciate. Quanto al giro d’affari legato ai traffici illeciti, l’associazione stima che si sia attestato intorno ai 3,3 miliardi di euro nel solo 2010 e che negli ultimi dieci anni abbia raggiunto la cifra impressionante di 43 miliardi.
La vera emergenza resta però quella a carico degli ecosistemi. Soltanto nel 2010, insistono gli ambientalisti, sono stati sequestrati oltre due milioni di tonnellate di rifiuti speciali e pericolosi gestiti illegalmente: Si tratta della punta, relativa ad appena dodici inchieste su trenta, di una vera e propria “montagna di veleni” – aggiunge Legambiente.
I numeri diventano ancora più impressionanti estendendo la rilevazione agli ultimi dieci anni: in 89 indagini su 191, cioè meno della metà di quelle effettuate, le forze dell’ordine hanno sequestrato più di 13 milioni e 100 mila tonnellate di rifiuti. La richiesta degli ambientalisti è di prendere atto dei risultati ottenuti a partire dall’introduzione del delitto di attività organizzate di traffico illecito di rifiuti, insistendo con fermezza nella lotta alle ecomafie e ai reati ambientali.
A cominciare dall’introduzione nel Codice penale dei crimini a danno dell’ambiente: “Confidiamo nel governo affinché si attivi concretamente per l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro Codice penale – sottolinea Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente – una riforma di civiltà, che oltre ad assicurare maggiore protezione agli ecosistemi, alla vivibilità dei territori e alla sicurezza di tutti gli italiani, contribuirebbe a tutelare l’economia sana del Paese”.
Una ricetta che parte dalla semplificazione del quadro normativo e dalla certezza delle sanzioni. Del resto, come ha sottolineato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini commentando i dati raccolti a Legambiente, la semplificazione e l’inasprimento delle sanzioni rientrano anche nelle indicazioni della direttiva europea in materia di gestione dei rifiuti.