Nel 2023 registrato +1004% di importazioni da Mosca
Da oggi al via i dazi sul grano russo decisi dall’Unione Europea, dopo che lo scorso anno si è registrata una vera e propria invasione di prodotto da Mosca, con gli arrivi nella sola Italia aumentati del 1004% rispetto al 2022.
Vengono colpiti tutti i cereali, semi oleosi e prodotti derivati provenienti dalla Federazione russa e della Repubblica di Bielorussia, in modo che non possano accedere al mercato dell’Ue a condizioni altrettanto favorevoli rispetto ai prodotti di altre provenienze; nel caso del grano si tratta di un dazio aggiuntivo di 95 euro a tonnellata.
Il dato politico
Si tratta di una misura introdotta per porre un freno a quello che viene considerato un tentativo di Putin di destabilizzare il mercato comunitario, anche se per tutelare gli agricoltori italiani è necessario un vero cambio di passo che porti all’adozione di politiche europee strutturali di difesa del reddito.
Nel 2023 si è registrata un’invasione di grano duro russo per la pasta mai registrata prima della storia, con quasi mezzo milione di tonnellate che è entrato nel nostro Paese, abbattendo fino al -60% il prezzo del grano italiano. Si tratta di valori che portano la coltivazione ampiamente sotto i costi di produzione, rendendola di fatto antieconomica ed esponendo le aziende agricole al rischio crack, soprattutto nelle aree interne senza alternative produttive. A tale invasione si è aggiunta peraltro quello dalla Turchia, Paese spesso oggetto di triangolazioni dello stesso grano russo.
Proprio da Ankara si sono peraltro intensificati gli arrivi anche nel 2024, proprio alla vigilia della trebbiatura in Italia, con il paradosso che nonostante il grave calo di produzione stimato in un -20% a causa della siccità al Sud il grano nazionale viene pagato ancora meno dello scorso anno.