L’UCI al passo con i tempi europei

Siamo a circa 18 mesi dall’avvio della PAC, Politica Agricola Comunitaria, programmazione ’23 – ’27; l’UCI – l’Unione Coltivatori Italiani – ne diffonde i contenuti sui territori, comprese le recenti novità introdotte per rendere più flessibile la vita degli agricoltori italiani in termini di gestione delle coltivazioni in campo, soprattutto per i seminativi ed ovviamente interessando le colture orticole e cerealicole.

L’Uci, dopo il contributo alla redazione del PSP (Piano Strategico Pac) in qualità di stakeholder del MASAF, continua nell’operazione di diffusione delle informazioni nei territori, attraverso seminari in presenza, webinar, videopillole e podcast. L’obiettivo è quello di rendere edotte le imprese riguardo alle opportunità che la PAC offre all’agricoltura italiana, per favorire l’occupazione nelle aree rurali, migliorare il potenziale produttivo, contrastare l’abbandono delle aree rurali, con un’attenzione particolare in favore di quelle aree nelle quali le sfide sono più impegnative, le aree agricole del Mezzogiorno, delle isole e delle zone montuose.

La PAC è stata di recente modificata, dopo le proteste europee partite dalla Francia e poi allargate agli altri Stati membri con il culmine avvenuto tra le strade di Bruxelles. Gli agricoltori italiani hanno chiesto maggiore flessibilità nella gestione dei propri terreni, per favorire il proprio potenziale produttivo, che nel rispetto degli aspetti ambientali e sociali, deve sempre guardare al reddito delle imprese agricole.

Le modifiche appena introdotte hanno riguardato soprattutto le “Buone Condizioni Agronomiche ed Ambientali”, variando in parte quanto era stato inizialmente previsto, in particolare semplificando quanto in termini ambientali indicavano le BCAA7 e BCAA8, tra le altre. È stata data continuità alle deroghe che nel 2023 erano state in parte applicate con il Decreto Ucraina, rendendo però tali modifiche strutturali con una riforma che potremmo definire, forse, come riforma anticipata di medio termine.

Per quanto riguarda la norma BCAA 7, che interessa le aziende con oltre dieci ettari di superfici a seminativo, sulla rotazione delle colture è stata aggiunta la possibilità di soddisfare tale requisito mediante la diversificazione delle colture, alternativamente alla rotazione che in tante aree impediva la monocoltura. In passato anche il Masaf aveva indicato che per assolvere alla Bcaa 7 potevano anche essere utilizzate delle colture intercalari invernali (semplicisticamente definite cover crop), purché rimanessero in campo almeno novanta giorni. La modifica alla BCAA7 introdotta di recente con la diversificazione delle colture rende evidentemente maggiore la scelta per l’agricoltore. Tale diversificazione potrà interessare due colture su superfici a seminativo per aziende tra i dieci ed i trenta ettari, con la coltura principale che non potrà superare il 75% della superficie, almeno la messa in campo di tre colture per aziende sopra i 30 ettari.

Circa la BCAA8, si prevedeva tre principali impegni, tra i quali l’obbligo di destinare una superficie minima, pari al 4%, ad elementi improduttivi; sono considerati tali le aree di campo non seminate, ma anche muretti a secco, siepi, canali, sponde, laghetti, oltre ad altri due impegni quali il mantenimento degli elementi caratteristici del paesaggio ed il divieto di potare siepi ed alberi nelle aree soggette al vincolo del 4% durante la stagione di nidificazione degli uccelli. Con la modifica, il primo impegno diventa volontario, dunque l’impegno di destinare il 4% di terreni a seminativo ad aree non produttive è stato trasferito in un nuovo livello dell’Eco.-schema 5, rendendo di fatto tale obbligo una decisione volontaria dell’agricoltore.

Altre modifiche sono state apportate anche per piccole aziende che hanno meno di dieci ettari di superficie coltivabile esentate dalle BCAA ma devono comunque assoggetarsi ai CGO (Criteri di gestione obbligatori).  Maggiore flessibilità per l’agricoltura italiana è dunque un possibile vantaggio per i nostri produttori ma ormai per orientarsi nei vincoli e nei meandri della Pac le aziende devono necessariamente riferirsi a sportelli Caa informati e dotati di tutto il know how possibile sulla materia. L’Uci ha dimostrato, ancora una volta, lungimiranza e preparazione come dimostra il grande impegno profuso per portare il progetto Smart Pac sui territori.