Il Financial Times intende modificare le origini di alcuni nostri cibi di punta, e ciò accade in contemporanea con la candidatura Unesco

Dopo la farina di insetti, le difficoltà economiche, l’aumento del costo energetico, la super inflazione e la carne fatta senza carne, adesso è il momento del falso storico, si potrebbe quasi dire della diffamazione. E anche il timing fa riflettere perché ciò accade nel momento in cui la cucina italiana diventa candidata a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco.

I fatti, il Financial Times all’attacco

Dal prestigioso Financial Times è, infatti, giunto un improvvido attacco ai piatti simbolo della cucina italiana. Il quotidiano londinese, fondato nel lontano 1888, cerca di banalizzare la tradizione alimentare nazionale, colpendo alcuni prodotti ed i principali piatti che con questi si possono produrre. Dalla carbonara al panettone. Sulla base di alcune ricostruzioni, che potremmo definire tranquillamente fantasiose, vengono mosse alcune contestazioni alle tradizioni culinarie nazionali più radicate. In pratica, la carbonara l’avrebbero inventata gli americani e il panettone ed il tiramisù sono prodotti commerciali recenti ma soprattutto si ipotizza che il Parmigiano Reggiano originale sia quello prodotto in Wisconsin

Entriamo nel merito

Tutto nasce da un articolo ispirato da una vecchia pubblicazione di un autore italiano, che potrebbe suscitare ilarità se non nascondesse preoccupanti risvolti di carattere economico ed occupazionale. La mancanza di chiarezza sulle ricette Made in Italy, di origine chiaramente popolari, potrebbe prestare il fianco alla proliferazione di falsi prodotti alimentari italiani all’estero; consideriamo che siamo di fronte al danno oltre che alla beffa, in quanto le nostre esportazioni potrebbero addirittura triplicare se la contraffazione alimentare internazionale venisse davvero contrastata e che è causa di danni economici, ma anche di immagine.

Italia vittima di agropirateria

L’agropirateria mondiale nei confronti dell’Italia si stima abbia raggiunto ormai un fatturato di oltre 120 miliardi,  con in testa i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e l’extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano. Naturalmente tra i falsi non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco.

La candidatura della cucina italiana a patrimonio dell’umanità è una opportunità per proteggere e rafforzare l’identità della cucina italiana, la più apprezzata nel mondo con il record storico realizzato dalle esportazioni agroalimentari Made in Italy.