Secondo il report Ismea il calo sarebbe sensibile. Probabilmente il ridotto potere d’acquisto delle famiglie ha inciso anche su questo aspetto

Come procede il bio in Italia? Segna il passo. Dopo aver ceduto il 4,6% nel 2021, gli acquisti di alimenti e bevande biologiche hanno ottenuto nel 2022 una lieve crescita dello 0,5%, inferiore alle aspettative, soprattutto in un contesto fortemente inflattivo (+9,1% la crescita dei prezzi dell’agroalimentare nel 2022).  

Nello stesso anno, secondo il report ISMEA “Biologico: gli acquisti alimentari delle famiglie”, la spesa complessiva dell’agroalimentare è salita del 6,4% ed è la prima volta che il biologico diverge in negativo dall’andamento complessivo del settore. Per effetto di queste dinamiche, si riduce l’incidenza del biologico sul totale della spesa agroalimentare: con 3,66 miliardi di fatturato nel canale domestico nel 2022, il peso del bio scende al 3,6% contro il 3,9% del 2021. Alla base c’è, probabilmente, una motivazione economica di fondo.

L’analisi per categorie evidenzia una crescita delle vendite nei comparti zootecnici, dove peraltro il biologico ha un grado di diffusione limitato: carni (+3,7%), salumi (+3,6%), latte e derivati (+5,3%), ittico (+3,1%). Al contrario, sono in perdita gli acquisti nei comparti più rappresentativi come frutta (-2%), ortaggi (-0,8%) pasta e derivati dei cereali (-3,4%), in controtendenza rispetto all’andamento delle omologhe categorie convenzionali. Anche il vino biologico, dopo il positivo trend degli ultimi anni e il crescente interesse dimostrato dal consumatore, ripiega su un -3,7%, in un contesto di generale contrazione di acquisti di vino tra gli scaffali della Gdo (-1,6%).

Da un punto di vista geografico, oltre il 60% delle vendite bio sono concentrate nel Nord anche se i segnali più incoraggianti si registrano nell’Italia centrale (+2,8%). Circa i canali di acquisto, il supermercato resta quello prevalente sebbene in lieve contrazione dei fatturati (-0,2%), in un contesto di forte crescita dei discount, le cui vendite hanno sfiorato i 300 milioni di euro (+16%), altro fattore che fa pensare ad un evidente calo del potere d’acquisto come motivazione. Continuano a perdere terreno i negozi specializzati che registrano vendite più contenute di oltre 55 milioni di euro e uno share in riduzione dal 25 % del 2021 al 23% del 2022.


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