Pubblicati i dati Inps sul lavoro stagionale. Dall’elaborazione ne risulta un aumento del ricorso al lavoro nero  e una diminuzione degli addetti

Cosa succede alla nostra agricoltura? Nel 2022 gli operai agricoli a tempo determinato (OTD) sono stati 894.000 (-23.686 e -2,6% rispetto al 2021). In calo, ma in misura più lieve (-0,5%), anche il numero delle giornate lavorate che sono state circa 87 milioni. Emerge dai dati degli elenchi anagrafici Inps sul lavoro stagionale in agricoltura.

Il totale si inserisce in una tendenza al ribasso (-2% l’anno negli ultimi 5 anni) rispetto al picco raggiunto nel 2018 con 972.000 lavoratori ma è la prima volta che si scende sotto il valore del 2014, quando gli occupati erano 910.000. Viene evidenziato come le diminuzioni maggiori, sia di lavoratori che di giornate lavorate, si registrano in regioni a fortissima vocazione agricola, come Sicilia (-5,3% OTD, -3% GG), Puglia (-4,8% OTD, -2% GG) e Calabria (-4,7% OTD, -3,1% GG). Il totale di questi lavoratori (377.000) e di giornate lavorate (38 milioni) rappresentano rispettivamente il 42% e 43% di quello nazionale. Le regioni che, invece, riscontrano un aumento sia di lavoratori che di giornate sono: Emilia-Romagna (+3,4% OTD, +2,1% GG), Marche (+1,8% OTD, +6,9% GG), Piemonte (+0,4% OTD, +3,5% GG) e Toscana.

Va altresì sottolineato il continuo aumento, nel corso degli anni, del dato relativo al numero di giornate lavorate pro-capite, che passano da 96 nel 2021 a 98 nel 2022, a dimostrazione di come stia proseguendo l’emersione di una parte del lavoro nero.

Latina, come Matera (118), Catania (113), Ragusa (112), Siracusa (128) sono territori in cui Sindacato, imprese, e istituzioni hanno avviato con successo un percorso di emersione, ancora lungo ma evidente. Non si può dire lo stesso per altri comuni, come ad esempio Piacenza (79), Reggio Emilia (87), Modena (75), Udine (81), Pavia (77), Alessandria (77) in cui le giornate pro-capite risultano mediamente molto più basse.


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