Le auto elettriche sono diventate ormai sinonimo di mobilità sostenibile, ma non tutti sembrano dare per scontato il vantaggio che può derivare dal loro uso.
Il Jury de Déontologie Publicitaire, ovvero l’organismo che regola il mercato pubblicitario in Francia, ha infatti ritenuto scorretti alcuni spot che descrivevano come “ecologiche” le vetture sprovviste di motore termico, mettendo così in discussione la percezione che il pubblico può avere verso questo tipo di veicoli.
A finire nel mirino dell’autorità per la pubblicità francese la scorsa settimana sono state alcune inserzioni commerciali aventi ad oggetto una Bluely di Bolloré e una Renault ZOE in servizio di car sharing in diverse città del paese. In alcuni spazi promozionali le citycar elettriche venivano definite, oltre che pratiche ed economiche, anche ecologiche, tanto da essere presentate come una soluzione perfetta per favorire la diminuzione dell’inquinamento.
La cosa ha attirato l’attenzione della Fédération nationale des associations d’usagers des transports (FNAUT), che ha chiesto l’intervento dell’autorità, la quale ha a sua volta ritenuto il messaggio pubblicitario un’affermazione non ritenuta sufficientemente fondata, tanto da scrivere. La presunta superiorità dei veicoli elettrici sui motori termici in fatto di impatto ambientale è formulata in termini troppo generici e non è accompagnata da alcuna precisazione.
La pubblicità in questione induce senza mezzi termini i consumatori a guidare delle automobili elettriche per ridurre l’inquinamento, ma è noto che ci sono altri mezzi di trasporto meno dannosi per l’ambiente come i trasporti pubblici o la bicicletta. Il JDP ha criticato quindi l’eccessiva genericità di un messaggio creato per fare passare l’idea che guidare un’auto elettrica sia il modo migliore per non inquinare. Una posizione rafforzata da Stéphane Martin, direttore generale dell’ARPP (Autorité de Régulation Professionnelle de la Publicité), che ha dichiarato: “qualsiasi veicolo ha un impatto sull’ambiente, a partire dal suo assemblaggio fino al suo normale ciclo di utilizzo. Non è possibile definire pulita l’auto elettrica, ma è possibile dire che essa contribuisce allo sviluppo sostenibile e inquina meno di un’auto con motore termico, a patto di fornirne le prove“.
A chiarire meglio la questione è intervenuto infine Stéphane Lhomme, direttore dell’Observatoire du nucléaire, che ha cercato di portare l’attenzione sull’origine dell’energia elettrica usata per ricaricare le batterie delle vetture: “di certo l’auto elettrica non inquina quando cammina, ma inquina prima e dopo, soprattutto se si considerano il ciclo di produzione e la delocalizzazione dell’inquinamento attorno alle miniere di uranio e litio, alle centrali nucleari ai siti in cui vengono stoccati i rifiuti radioattivi”.
Le parole di Lhomme sono legate al fatto che il 75% dell’energia elettrica francese è prodotta da fonte nucleare, per cui una diffusione su larga scala dei veicoli senza motore termico porterebbe ad un aumento del fabbisogno energetico, con un impatto non certo positivo sull’ambiente durante le fasi di produzione dell’energia. In realtà l’aspetto di cui si sta dibattendo in questi giorni Oltralpe non è nuovo. È infatti risaputo che l’uso di auto elettriche ha un vero impatto positivo sul pianeta solo se alimentato da fonti di energia pulita e rinnovabile, perché se così non fosse il risultato sarebbe proprio quello di spostare il problema dai tubi di scappamento dei veicoli alle ciminiere delle centrali elettriche o ai container su cui vengono conservati gli scarti della produzione energetica o dell’estrazione mineraria.