Il comparto del vino va bene in generale, in Europa ed anche in Italia
Al suo interno, si va facendo strada sempre di più il vino biologico, ed è un trend ormai pluriennale. Già nel 2016 nel mondo gli ettari di vigneto biologico, cioè derivante da uve coltivate senza sostanze chimiche erano 380.000, oltre il 5% dell’intera superficie a vite. Questa superficie è concentrata in Europa: i 328mila ettari di vigneto biologico pesano già per l’8,5% del totale.
Menzione d’onore riservata all’Italia, dove si trovano ben un terzo dei vigneti biologici europei e dove il tasso di crescita è magnifico: se nel 2012 coltivavamo con metodo biologico 52.000 ettari, nel 2016 la superficie ha superato i 103.500: un raddoppio in soli quattro anni; in Basilicata si è sfiorato il raddoppio in un anno, da 539 ettari a 1065.
La produzione di vino biologico italiano è di circa 500 milioni di litri, destinati al canale delle enoteche, dei negozi specializzati in prodotti biologici, alla grande distribuzione, alle vendite dirette nelle aziende agricole e all’agriturismo, alla ristorazione di qualità.
Il successo non è solo sul mercato interno: cresce l’export (che rappresenta ancora lo sbocco più significativo per le cantine biologiche italiane). I mercati più rilevanti sono quelli di sempre, Germania, Stati Uniti, Svezia, Canada, Svizzera, con una sorprendente Cina come sesta destinazione.
I dati sono stati diffusi in occasione della quarta edizione di Vintaly Bio, un salone organizzato da Federbio all’interno di Vinitaly, che ha raccolto 70 cantine biologiche di 15 regioni.