Numeri in grande crescita, ed i dazi di Trump possono agevolare il no – lo wine
Il mercato globale attuale vale 2,4 miliardi di dollari e punta a raggiungere i 3,3 miliardi nel 2028. I numeri dei No-Lo (no e low alcohol), secondo l’analisi dell’Osservatorio del Vino Uiv-Vinitaly su base dati Iwsr, presentata a Vinitaly, sono impressionanti, forse inattesi, ma confermano che si tratta di una nicchia di mercato significativa, dal tasso di crescita annuale composto (Cagr 2028/24) dell’8% a valore e del 7% a volume.

E per una questione di mera fisica, se c’è spazio il mercato lo riempie. I No-Lo esplodono in un contesto che vede il vino, diciamo tradizionale, in arresto o stabile sia sul fronte dei volumi (-0,9%) che dei valori (+0,3%). La situazione ideale per i dealcolati per trovare un loro posizionamento.
Vino dealcolato, il contesto normativo
Dal 1° gennaio, l’Italia ha dato il via libera alla produzione di vini dealcolati e parzialmente dealcolati, con alcune particolarità. Innanzitutto, l’etichetta dovrà riportare il termine dealcolato invece di dealcolatizzato. Il decreto stabilisce, poi, che i vini dealcolati avranno un contenuto alcolico inferiore allo 0,5% vol., mentre quelli parzialmente dealcolati avranno una gradazione tra 0,5% e 8,5% vol.
Il decreto consente di ridurre il contenuto alcolico in vari tipi di vino, tra cui spumanti e frizzanti, ma esclude i vini IGT, DOC e DOCG. Inoltre, il processo di dealcolazione potrà essere effettuato all’interno dello stesso stabilimento di vinificazione, ma in ambienti separati ma permane il divieto di aggiungere acqua o aromi esterni, nonché di aumentare il contenuto zuccherino del mosto. Tuttavia, sarà possibile recuperare e riutilizzare l’acqua e gli aromi naturali derivanti dal processo, a condizione che avvenga in un sistema chiuso e automatico.
Anche se ad oggi la produzione è sostanzialemente ferma; ci sono da risolvere gli snodi fiscali e normativi, siamo in una fase di impasse legislativa che impedisce alla filiera di produrre in Italia e di fatto rende inattuabile il decreto firmato lo scorso dicembre.
Vino dealcolato, la struttura del mercato globale
Oltre l’80% delle vendite è realizzato nei primi 5 Paesi, con gli Usa a dominare il mercato con uno share a valore del 63%, seguiti da Germania (10%), Uk e Australia (entrambe al 4%) e Francia (2%). Ancora marginale il consumo in Italia, dove i No-Lo valgono lo 0,1% sul totale delle vendite di vino, per un controvalore si 3,3 milioni di dollari che – secondo le stime Iwsr – dovrebbe raggiungere i 15 milioni nei prossimi 4 anni, con un Cagr atteso del 47,1%.
Chi sono i consumatori di vini No-Lo?
Possiamo provare a tracciare un identikit del consumatore, in base a 2 parametri;
- Età;
Sono soprattutto millennial (25-40 anni) e Gen Z (18-24 anni): secondo uno studio di Wine Intelligence del 2023, circa il 40% dei consumatori di vini No-Lo appartiene a queste due generazioni. I Millennial rappresentano il segmento più rilevante, grazie alla loro attenzione verso salute e benessere, mentre la Gen Z si avvicina a questi prodotti per curiosità e per un approccio moderato al consumo di alcol.
- Stile di vita;
Un report di IWSR del 2022 evidenzia che il 65% dei consumatori di bevande No-Lo ha dichiarato di voler ridurre il consumo di alcol per migliorare il proprio stile di vita. Questo gruppo include sportivi, persone che seguono diete specifiche e individui attenti al conteggio calorico.

Come va il mercato No-Lo in Italia?
Sebbene il mercato italiano dei vini No-Lo sia in fase embrionale, sta emergendo un interesse crescente. Secondo uno studio di Nomisma Wine Monitor del 2023, il 15% dei consumatori italiani ha provato almeno una volta vini a bassa gradazione alcolica o analcolici, con un’attenzione particolare tra i giovani e i professionisti urbani. Le regioni del Nord Italia, in particolare Lombardia ed Emilia-Romagna, registrano la domanda più alta. Inoltre, l’incremento della disponibilità di vini No-Lo nella GDO e nei ristoranti ha favorito una maggiore accessibilità per il consumatore.
Le vendite di vini No-Lo sono particolarmente dinamiche nel canale dell’e-commerce, che rappresenta circa il 10% del volume totale, con una crescita del 20% rispetto all’anno precedente. E’ possibile anche che la recente stretta sul codice della strada abbia un’influenza nella scelta di bevande a bassa (o nulla) gradazione alcolica.