Difficile pensare ad un connubio territorio – produzione agroalimentare di qualità più riuscito di quello che lega Conegliano ed il Prosecco.
E’ dal lontano 1876 che questo terroir collinare garantisce spumanti di grande qualità, da quando venne istituita la prima Scuola Enologica d’Italia.
Oggi il Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore docg è un perfetto ambasciatore del vero Made in Italy nel mondo, un simbolo, una potenza. Ricopre quasi 6.000 ettari e nel 2012 ha dato vita a più di 68 milioni di bottiglie (quindi, +74% rispetto a dieci anni prima) di cui metà vendute in Italia, l’export vale 132 milioni di euro e fa segnalare una presenza capillare in 80 paesi nel mondo. Il vino può vantare la denominazione docg dal 2009.
E sono importanti anche le ricadute sul territorio; ben 300.000 persone hanno visitato le cantine lo scorso anno; il richiamo dell’enoturismo. Il Prosecco fornisce lavoro a più di 5.000 persone con un occhio al ricambio generazionale perchè gli under 40 sono il 30%. Le cantine che ne fanno parte sono di dimensioni diverse ma grazie al comune sentimento di appartenenza ad un territorio ed ad una tradizione hanno saputo creare dinamiche economicamente sinergiche. E non manca l’attenzione all’ambiente, elemento di spicco del territorio, se il 56% delle imprese che ne fanno parte sostiene di considerarlo un valore. Ed è stato adottato, infatti, un sistema di eco – certificazioni e di recupero dei materiali produttivi vegetali prodotti in vigneto.
I numeri del Prosecco sono stati presentati ieri a Roma, alla presentazione de rapporto Annuale curato dal Cirve, il centro interdipartimentale per la ricerca in Viticoltura ed enologia di Conegliano, alla presenza del presidente del Consorzio di tutela Innocente Nardi e di Vasco Boatto direttore del centro e curatore del rapporto.