Negli ultimi decenni si è registrato un forte incremento del consumo di alimenti di origine animale.
Le strutture produttive zootecniche si sono adeguate alla situazione modificando i sistemi di allevamento introducendo nuove tecniche di selezione degli animali, di stabulazione, di alimentazione ed anche di profilassi e terapia delle malattie ed in particolare di quelle infettive.
Le malattie infettive rappresentano forse il maggiore problema nella gestione degli allevamenti: una loro comparsa può causare una forte riduzione della produttività da parte degli animali che comunque debbono essere alimentati e curati. Inoltre si può avere un peggioramento della qualità e la sicurezza degli alimenti prodotti che potrebbero avere conseguenze negative sulla salute dei consumatori.
L’adozione di misure igieniche molto rigorose consente di ridurre il rischio della comparsa di malattie infettive, ma generalmente non sono sufficienti. Di particolare importanza sono gli interventi di prevenzione immunologica basati sulla utilizzazione di vaccini. Si deve sottolineare che si tratta di prodotti la cui sicurezza ed efficacia viene valutata con grande attenzione con il fine di evitare effetti collaterali negativi per la salute pubblica ed anche danni di carattere economico. Infatti per le malattie infettive di particolare gravità e/o in assenza di vaccini efficaci, si ricorre allo “stamping out”, che consiste nell’isolare tutti gli animali presenti nel “focolaio” e quindi procedere alla loro distruzione mediante incenerimento.
Molte malattie infettive riescono comunque a superare la “rete” delle profilassi ed in questi casi è necessario ricorrere a farmaci in grado di debellarle. I farmaci impiegati nelle produzioni zootecniche debbono essere in grado di tutelare la salute degli animali, non debbono essere causa di pericoli per i consumatori degli alimenti prodotti, non arrecare danni all’ambiente ed infine avere un ruolo positivo nella “economia” aziendale.
Tutti i farmaci veterinari, inclusi i vaccini, prima di essere “registrati” per la immissione in commercio sono valutati dalle Autorità sanitarie comunitarie e nazionali che ne verificano i requisiti sopra riportati. Queste informazioni sono ben chiare agli addetti ai lavori del settore zootecnico, ma lo sono molto meno per una larga fascia di consumatori ed anche per molti dei giornalisti che, spesso in modo saltuario, trattano l’argomento; ne sorge una notevole confusione che è anche origine di prevenzioni in merito al consumo di alimenti di origine animale. I consumatori sono ovviamente interessati alla salvaguardia della propria salute e sono preoccupati dai pericoli indotti dai trattamenti farmacologici negli allevamenti.
In particolare sono preoccupati dalla presenza di residui e dalla farmacoresistenza batterica. Le due problematiche sono distinte anche se non è raro che i due termini siano confusi tra loro. Inoltre, quando si parla di residui non sempre viene fatta una distinzione tra le diverse strutture chimiche e si parla magari di antibiotici ed ormoni come se fossero farmaci con identica attività. Invece quando si parla genericamente di antibiotici sarebbe più corretto parlare di antibatterici o di antiparassitari che comprendono numerosi farmaci con struttura ed attività completamente diversa tra loro. Gli ormoni sono un’altra categoria di farmaci il cui impiego a scopo zootecnico (ovvero per favorire la crescita degli animali), in Italia non è non è mai stato autorizzato.
Il problema dei residui è stato comunque risolto dalla vigente legislazione che impone il rispetto di limiti massimi per i farmaci che possono essere utilizzati. La farmacoresistenza batterica (chiamata meno propriamente anche antibiotico resistenza) è invece il fenomeno per cui i batteri divengono insensibili all’azione dei farmaci antibatterici che perdono la loro attività. Si tratta di un fenomeno che è in grado di provocare gravi danni negli allevamenti dove può diventare difficile debellare le malattie infettive. Possono esserci conseguenze negative per le persone che si trovano a contatto con gli animali ammalati, ma anche per i consumatori di alimenti di origine animale crudi o poco cotti.
Bisogna però ribadire che i problemi riportati possono verificarsi soltanto se non vengono rispettate le precauzioni imposte dalle leggi vigenti come, ad esempio, utilizzare farmaci non consentiti o non rispettare i tempi di sospensione dei trattamenti previsti per evitare la presenza di residui negli alimenti prodotti. Deve però essere chiaro che le norme vigenti impongono anche un costante intervento sanitario veterinario negli allevamenti e proprio i veterinari hanno la responsabilità della gestione dei farmaci.
Inoltre deve essere chiarito che esiste un accurato controllo pubblico sulla “filiera” zootecnica con l’intervento dei Servizi Veterinari del Sistema Sanitario Nazionale e dei Centri di Riferimento che si trovano presso gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali e l’Istituto Superiore di Sanità. Da quanto premesso è evidente che il rispetto delle regole esistenti garantisce la produzione di alimenti di origine animale sicuri. E’ però necessario che i consumatori nei loro acquisti evitino prodotti fuori dai normali circuiti commerciale.
In particolare per la carne bisogna evitare quelle proveniente da macellazioni clandestine; in questi casi infatti non esistono controlli sanitari ed i pericoli per i consumatori possono essere anche molto seri.
per gentile concessione di sicurezzalimentare.it