Decadimento cognitivo in agguato dopo i 70 anni, ecco alcuni studi che indicano quali cibi evitare e quali prediligere per conservare intatte o quasi le capacità cerebrali

È ormai noto il legame tra alimentazione e salute, compresa quella mentale. E con l’allungarsi della vita media problematiche come quella della demenza senile e dell’insorgenza di malattie neurodegenerative diviene un argomento attuale. Per tale motivo è prioritario identificare i valori di rischio e fare prevenzione, iniziando anche dalla tavola.

Arriva dalla Grecia uno studio che conferma il legame tra dieta e invecchiamento cerebrale. La ricerca, durata tre anni e mezzo, è stata condotta su 1.059 soggetti con un’età media di 73 anni, in assenza di diagnosi di demenza in partenza. I risultati hanno messo in evidenza che consumare, spesso e abitualmente, cibi con effetti infiammatori come carboidrati raffinati (pane bianco e dolci per esempio), carne rossa e lavorata e bibite zuccherate e fritti, triplica il rischio di ammalarsi di demenza.

Pubblicata su Neurology , la ricerca della National and Kapodistrian university di Atene ha rilevato che frutta, verdura, legumi, tè e caffè sono i pilastri di una dieta anti-demenza. Attraverso un questionario iniziale sulle abitudini alimentari, i ricercatori hanno valutato in ciascun soggetto le proporzioni giornaliere assunte di frutta, verdura, legumi, carne e pesce, insieme al consumo di alcol, tè e caffè. Dopo di che hanno attribuito un punteggio al carico infiammatorio del regime alimentare di ognuno, sulla base del quale i partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: carico alto, medio e basso.

Dopo tre anni è emerso che il 6 per cento dei partecipanti si è ammalato di demenza e che erano tutti soggetti che appartenevano al gruppo che seguiva un regime alimentare infiammatorio (in media alla settimana non più di 9 porzioni di frutta, 10 di verdure, due di legumi, nove di tè e caffè). Questi, infatti, rispetto a coloro che consumavano in media 20 porzioni settimanali di frutta, 19 di verdure, 4 di legumi e 11 di caffè e tè (dieta altamente antinfiammatoria), presentavano un rischio triplo di ammalarsi di demenza.

Va detto che questo studio è di tipo osservazionale e non clinico e, di per sé, non prova che seguire una dieta antinfiammatoria possa prevenire l’invecchiamento cerebrale e la demenza. Mostra solo una correlazione.

All’analisi greca si aggiunge uno studio dell’Università di Bordeaux  che ha rilevato il potere protettivo del pesce contro la demenza vascolare, deficit cognitivo causato da un’alterata circolazione sanguigna nel cervello. Secondo la ricerca, mangiare 2-3 porzioni di pesce a settimana sotto i 75 anni consente di preservare le funzioni cerebrali. I risultati mostrano che un’abitudine semplice come mangiare pesce due o più volte a settimana si associa a meno lesioni cerebrali e a ridotta presenza di altri indicatori di danno vascolare nel cervello, molto tempo prima che i sintomi della demenza si manifestino.

La dieta mediterranea è la migliore per la prevenzione della demenza

Un’altra ricerca, questa volta italiana, ha dimostrato quanto l’assunzione della dieta mediterranea nei “grandi anziani”, ovvero gli over 80, possa contribuire a ridurre i rischi di demenza. Lo studio, condotto dall’Istituto ricerche farmacologiche Mario Negri e dall’Italian institute for planetary health con l’Università degli Studi di Milano, tra il 2005 e il 2017, ha evidenziato che su 1.390 soggetti ultra ottantenni solo chi conduceva una dieta in stile mediterraneo, ricca di legumi e molto varia, aveva un minor rischio di sviluppare malattie cerebrali.


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