“Libertà e agricoltura”. E’ questo il motto del pensiero fisiocratico diffusosi in Francia nel Settecento.
Creatore e condottiero della scuola fisiocratica fu Francois Quesnay, uno dei pensatori più importanti del tempo. A lui si sottomisero con dedizione assoluta diversi discepoli come Victor Mirabeau, Le Trosne, Bandeau, Dupont de Nemours e altri. Le idee fisiocratiche hanno avuto una notevole importanza pratica poiché ispirarono tutta la campagna per ottenere la libertà nel commercio dei cereali, la definitiva soppressione delle dogane interne e, dopo il 1789, anno della rivoluzione francese, contrassegnarono quasi tutta la legislazione economica dell’Assemblea Costituente. I fisiocratici trasferiscono i presupposti del diritto naturale in campo economico unendo la filosofia politica all’economia. Allo Stato spetta solo il compito di armonizzare le leggi umane con quelle naturali e cioè di abolire ogni regolamentazione che intralci l’ordine economico naturale. Le leggi naturali, sempre secondo i fisiocratici, sono “le più perfette” perché conducono al massimo della felicità individuale. Per Quesnay, la forza di produzione, la forza di Stato è rappresentata dalla produzione della terra. Produrre significa moltiplicare la quantità della materia impiegata. Produce chi ricrea il bene consumato, accrescendone la quantità. Non produce invece chi opera su un bene e lo ripresenta solo sotto nuova forma, senza accrescerne la quantità. Chi prende della farina e la panifica, non aumenta né produce farina, e nemmeno produce pane, ma semplicemente trasforma la farina in pane. Produce chi, invece, seminando un chicco di grano raccoglie una spiga o chi dal nocciolo fa crescere un ciliegio. La scuola fisiocratica vede la popolazione suddivisa in tre classi: i proprietari del suolo, la classe produttiva degli agricoltori e la classe sterile comprendente arti, industria, artigianato e commercianti. Quest’ultima è una classe improduttiva in quanto non crea ricchezza nuova. La classe degli agricoltori fornisce alla classe sterile le materie prime, i mezzi di sussistenza ed i generi di consumo vitale. La proprietà della terra è indispensabile. Senza di essa l’uomo non avrebbe alcuna convenienza a migliorarla e ad investire in essa il frutto del proprio lavoro. Il commercio per i fisiocratici è sterile perché non produce e serve solo a trasportare e a vendere quello che il suolo produce. Il denaro è visto solo come uno strumento di circolazione e un mezzo di scambio. In concomitanza con la diffusione della teoria fisiocratica, nel 1776 Adam Smith pubblicava “l’Indagine sopra la natura e le cause della ricchezza delle nazioni”. Nasceva così il liberismo caratterizzato dal libero agire economico privo dell’intervento legislativo dello Stato.
Due diverse concezioni economiche, anche se il pensiero fisiocratico nella storia sarà servito come lo stimolo e la spinta ad una formulazione più scientifica e più completa intesa a rivoluzionare il mondo economico.