Un marchio di qualità per i ristoranti italiani all’estero. Con un decreto del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, si è istituito in questi giorni l’elenco dei ristoranti italiani all’insegna di “Ottimo-ristorante italiano di qualità”. L’iniziativa è apprezzabile, nel senso che tutti, viaggiando all’estero, abbiamo incontrato ristoranti italiani che offrono un’idea spesso alquanto discutibile della nostra cucina, e a volte del tutto deteriore. Con “Ottimo”, si vuole soprattutto garantire che i prodotti impiegati siano all’altezza, da cui la proposta (per ora solo annunciata, vedremo) di un sito di e-Commerce, con la collaborazione di Buonitalia e Poste italiane, nell’intento di garantire ai ristoratori italiani all’estero un canale privilegiato e controllato per l’acquisto dei prodotti tipici. La speranza è anche quella di incentivare, così, l’esportazione di prodotti alimentari italiani all’estero. I ristoranti inseriti nell’elenco si potranno fregiare di un’apposita targa, e dovranno: acquistare ingredienti di provenienza italiana, di cui una parte costituita da prodotti Dop; proporre una carta dei vini con una significativa presenza di vini italiani, in particolare Docg, Doc e Igt, e per le pizzerie anche una selezione di birre italiane; la carta deve riportare l’indicazione dell’origine delle materie prime utilizzate e illustri e le ricette delle specialità tradizionali italiane.
Lo scopo principale del decreto però, è probabilmente un altro: creare un marchio unico che, in prospettiva, tenda a sostituire i molti marchi spontanei che già oggi esistono, qua e là per il mondo, promossi da associazioni di italiani all’estero e di ristoratori, che si ritiene non offrano sovente garanzie sufficienti al consumatore. Praticamente, molto spesso per fregiarsi di uno di questi marchi associativi basta pagare una quota d’iscrizione. L’idea alla base del decreto, fortemente sostenuto dal deputato della circoscrizione estera Razzi, sarebbe quindi di tagliare l’erba da sotto i piedi ai marchi “fai-da-te”.
L’annuncio è stato dato dal ministro Galan il 16 marzo scorso, praticamente uno degli ultimi atti del suo mandato prima del passaggio dello stesso Galan ai Beni Culturali. La proposta ha suscitato alcuni interrogativi: in primo luogo, il decreto è uno di quelli cosiddetti “a costo zero”, quindi non sono previste spese di gestione dell’albo dei ristoranti Ottimo. Questo vuol dire anche che la raccolta delle candidature avverà sulla base di un’autocertificazione, senza controlli diretti dall’Italia, anche se certamente le autorità consolari potrebbero effettuare quanto meno dei controlli a campione. Inoltre, colpisce l’annuncio di un ruolo particolare per Buonitalia, l’azienda di promozione dei cibi italiani all’estero che lo stesso Galan aveva indicato come destinata alla chiusura. Adesso, c’è da vedere cosa deciderà in proposito il nuovo ministro dell’Agricoltura Romano.
Anna Falqui