È considerato uno degli aspetti più critici che sta avanzando e sul quale Confai, fin dal 2009, aveva espresso la propria contrarietà, in assenza di aspetti concreti rivolti alla sicurezza effettiva delle macchine agricole.

È la revisione dei trattori agricoli, che entrerà in vigore dopo l’emanazione del decreto ministeriale previsto per il prossimo 28 febbraio e che dovrebbe coinvolgere, secondo alcune proiezioni, oltre 1,5 milioni di veicoli. “Confai non condivide l’impostazione della revisione, così come l’obbligo dei “patentini” per la guida delle macchine agricole – tuona il presidente della Confederazione agromeccanici e agricoltori italiani, Leonardo Bolis. “Si tratta di provvedimenti mirati a far cassa ma che sul piano della sicurezza, così come annunciati, sono inefficaci”.

Secondo Confai, la revisione delle macchine agricole potrebbe avere motivo di esistere solo per le macchine che sono state messe in circolazione da oltre dieci anni. Coinvolgere indiscriminatamente tutto il parco delle macchine agricole equivale ad una tassa mascherata, che andrà a gravare sopratutto sulle imprese di meccanizzazione agricola e che non avrà alcun effetto concreto sulla sicurezza in fase di circolazione. Il capitolo della revisione delle trattrici e dei mezzi agricoli merita però un approfondimento. Chi sostiene che il fenomeno degli incidenti stradali, e ribadiamo stradali, riguarda anche le macchine agricole, significa che non ha affatto chiaro il quadro della situazione. Gli incidenti che coinvolgono i mezzi agricoli molto raramente accadono in fase di circolazione stradale mentre molto più frequentemente si verificano in fase di lavoro, sia in campagna sia in ambito aziendale. Secondo le elaborazioni dell’organizzazione, la quasi totalità dei sinistri – soprattutto quelli mortali – coinvolge agricoltori, in età avanzata. Quasi mai sono interessati i contoterzisti professionali ed i loro mezzi. Se analizziamo la tipologia dei mezzi incidentati, per lo più sono trattrici obsolete e non al passo con le innovazioni legate alla meccanizzazione. A conclusione dell’analisi, viene spontanea la domanda: perché obbligare alla revisione solo i mezzi che circolano su strada e non anche a quelli che operano nelle campagne? Altra incognita sono i soggetti che verranno abilitati ad effettuare la revisione. Potranno essere i concessionari che vendono le macchine agricole? Ma saranno in grado di svolgere questo compito? La risposta può essere positiva per le realtà più grandi e moderne ma ben difficilmente la revisione potrà essere affidata ai concessionari periferici, le succursali di frontiera, per così dire, che magari non dispongono di efficienti officine per l’assistenza e i controlli. In ogni caso si rischia di trovarsi di fronte ad un provvedimento quantomeno parzialmente inutile, sicuramente oneroso sul piano dei costi, che senz’altro produrrà burocrazia al quadrato, dato che non esiste ad oggi un pubblico registro per le macchine agricole. Un aspetto, quest’ultimo, da non sottovalutare. Fra i parametri che dovrebbero essere adottati nel dettare le regole per la revisione, sarà importante, innanzitutto, l’età delle macchine agricole. In secondo luogo, dovrebbero essere esonerate dalla revisione certe macchine operatrici agricole di grandi dimensioni, che hanno velocità di circolazione molto ridotta e in cui è totalmente prevalente l’utilizzo lavorativo rispetto a quello di circolazione. Senz’altro tra questa tipologia di macchine dovrebbero rientrare le mietitrebbie e le falcia-trinciacaricatrici. Inoltre, le norme applicative che verranno emanate dovrebbero prevedere, qualora gli agenti preposti ai controlli su strada ed i funzionari Asl in sede di verifica del rispetto delle norme sulla sicurezza sul lavoro riscontrassero la mancata revisione, il fermo del mezzo e la sua confisca se non verrà effettuata la revisione. Il sindacato, che rappresenta imprenditori agricoli e imprese agromeccaniche, fa rilevare che, a tutt’oggi, queste ultime sono escluse dalle misure dei piani di sviluppo rurale, e che in effetti, anche oggigiorno, nonostante le difficoltà di accesso al credito, sono le uniche realtà che investono ancora in macchinari nuovi che garantiscono la sicurezza sia durante la circolazione che nelle fasi di lavoro.

“Confai, come ribadito anche nel documento stilato in vista dell’appuntamento elettorale – afferma Bolis – auspica che le rappresentanze del mondo agromeccanico siano invitate a partecipare ai tavoli istituzionali consultivi, affinché l’attuazione della revisione dei mezzi si traduca in effettiva e reale sicurezza per gli operatori del settore primario e non in una mera ed indiscriminata procedura burocratica”.