Analisi delle potenzialità e capacità che vanno sostenute, magari con un progetto nazionale finalizzato alla riorganizzazione della filiera

Si celebra il centenario della ricerca Crea, un traguardo importante, e si è annunciato che la proposta di legge ‘Via della Seta Veneta’, prosegue il suo iter legislativo. La normativa mira a tutelare e valorizzare la gelsibachicoltura, promuovendo tradizioni culturali e sostenendo iniziative storiche, enogastronomiche e turistiche legate al gelso. Attualmente all’esame della Terza Commissione, la legge punta anche alla ricostituzione della filiera gelso-seta e all’istituzione di un itinerario turistico-culturale regionale denominato ‘Via della Seta Veneta’.

Filiera della seta, storia e tradizione

Qual è la storia della seta in Italia? Fondata nel 1871, la Stazione Bacologica Sperimentale di Padova nasce in risposta a una crisi epidemica, diffusasi in Europa a partire da metà ‘800, e viene guidata per circa cinquant’anni da Enrico Verson, insigne scienziato. Risente dello stallo del settore legato alle crisi economiche e alle due guerre mondiali, che mettono fine ad un’agricoltura in cui la sericoltura era centrale per le esportazioni. A partire dagli anni ’80, però, vive un secondo momento di splendore quando, sotto la guida di Glauco Reali, nascono grandi progetti per il rilancio e la meccanizzazione del settore, oscurati dal dumping cinese e dall’inquinamento ambientale. Successivamente, dagli anni ’90 al 2008, vive una nuova giovinezza, grazie ad un progetto di ristrutturazione multiattoriale, voluto dalle istituzioni della città di Padova e che porta all’assetto che si è determinato nel 2006: la nascita del Museo Esapolis e il restauro dell’attuale sede del CREA – resa efficiente, moderna ed energeticamente autonoma – che ospita il laboratorio di Gelsibachicoltura.

I principali risultati

L’attività di ricerca, nonostante le luci ed ombre attraversate dal settore, è sempre stata condotta in ogni situazione, ottenendo notevoli successi, dalla conservazione delle collezioni genetiche di baco da seta e di gelso alla ricostruzione della filiera serica fino allo sviluppo tecnologico finalizzato allo sviluppo di una gelsibachicoltura sostenibile sia sotto il profilo economico sia sotto quello ambientale.

Nel dettaglio a partire dall’Ottocento fino a giungere ai giorni nostri:

1.      Baco da seta: diffusione di uova sane di baco da seta durante l’epidemia di pebrina, ricerca di base su anatomia e fisiologia per predisporre e diffondere regole di allevamento fondate su basi scientifiche; studio di nuove razze importate e ambientate in Italia per aumentare la produttività e reggere la concorrenza estera; studi di genetica sugli incroci e il colore del bozzolo; sistemi di allevamento meccanizzato del baco da seta per l’abbattimento dei costi di produzione; valorizzazione delle razze del baco da seta per finalità tessili; ottenimento di un mangime artificiale del baco da seta (con 2 brevetti); baco da seta studiato come prodotto alimentare (entomofagia) e per la mangimistica; automazione, e digitalizzazione dell’allevamento del baco da seta (con più brevetti); impiego del baco da seta come modello per lo studio di farmaci e antibiotici; creazione di sottoprodotti a base di seta alternativi a quelli tessili (cosmetici e biomedici);

2.      Gelso: sviluppo di diversi sistemi di coltivazione e delle varietà più adatte alla produzione di foglie; realizzazione di talee legnose e micropropagazione; studio delle malattie e dei parassiti come Iphantrya cunea e tripidi; studio fenologico e varietale delle diverse accessioni di gelso e sistematizzazione della conservazione; automazione, e digitalizzazione della coltivazione del gelso;

3. filiera serica: inizio della ricostruzione di una filiera regionale e valorizzazione del patrimonio immateriale della gelsibachicoltura attraverso la predisposizione di un itinerario culturale in collaborazione con il Consiglio d’Europa. «Questi 100 anni di grande tradizione – afferma il Direttore del CREA Agricoltura e Ambiente Giuseppe Corti – ci spingono ad un ritorno dell’allevamento del baco, perché è un’attività agricola che sposa appieno i principi della multifunzionalità: difesa del suolo e dell’ambiente, sviluppo sostenibile, presidio del territorio».