Per i rappresentanti della categoria, dal nuovo Codice della Stara può arrivare il rischio di crollo dei noleggi ed un peggioramento delle condizioni ambientali
Le norme contenute nel nuovo Codice della strada, entrate in vigore sabato 14 dicembre, non piacciono a molti. E questo non è una sorpresa, essendo un provvedimento restrittivo quindi per sua stessa natura inviso a chi chiede, di solito, libertà. Ma c’è una categoria che si sente più maltrattata delle altre, quella di chi fa dello sharing dei monopattini il proprio business.
Contro le norme introdotte dal nuovo Codice della strada, l’Alleanza per la mobilità sostenibile – di cui fanno parte gli operatori dello sharing riuniti in Assosharing, produttori e distributori quali Platum e Attiva, Consumerismo No Profit ed anche i rivenditori – ha inviato una lettera alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai presidenti delle Commissioni trasporti di Camera e Senato, chiedendo modifiche urgenti delle disposizioni in materia.
Le motivazioni della filiera
Il rischio palesato è piuttosto grave. “Le iniziative del Governo, in merito alle modifiche del Codice della strada riguardanti l’uso dei monopattini, stanno creando notevoli disagi a milioni di persone, impossibilitate a utilizzare i monopattini in loro possesso o a noleggio, mezzi di mobilità ecologica e alternativa. Nel caos informativo attuale questi utenti, timorosi di incorrere in sanzioni per mancato utilizzo del casco durante il noleggio, mancanza di copertura assicurativa o di targa identificativa, si stanno orientando verso altri mezzi di trasporto, anche inquinanti, sostenendo costi non previsti – scrive l’Alleanza nella lettera – Infatti, ad oggi, sebbene sia certo l’obbligo del casco, non si ha alcun tipo di certezza circa la targa e, di conseguenza, la copertura assicurativa, né sulle modalità di emissione della prima e di acquisto della seconda. Informazioni cruciali che stanno disincentivando i cittadini all’acquisto o all’uso sia dei monopattini privati che di quelli in sharing, con ripercussioni negative su tutta la filiera, dalla vendita al noleggio condiviso”.
Oltre il danno avuto, infatti, i rappresentanti della filiera lamentano di non essere stati ascoltati nel momento in cui una decisione così drastica veniva presa in esame. Ed è innegabile che il corpo delle misure, benché sentite effettivamente come motivate, sia destinato a produrre effetti anche dal punto di vista della qualità ambientale soprattutto delle grandi città. Ma non basta, c’è tutta una questione risarcitoria in discussione.
“Danni incalcolabili e oggettivamente immotivati, considerata la modalità e la forma con cui sono stati adottati i provvedimenti, che appaiono quasi approssimativi e noncuranti dell’impatto economico, sociale e ambientale che stanno causando. Si chiede alle istituzioni governative e parlamentari competenti di fornire adeguate informazioni a produttori e rivenditori di monopattini, poiché l’eventuale blocco di un mercato utile, ma ancora in pieno sviluppo, potrebbe portare conseguenze molto serie, anche in termini di occupazione”.
Aspetti risarcitori per i monopattini
“Inoltre – si legge ancora nella lettera – si chiede se il Governo abbia previsto per le imprese del settore ciclistico, del noleggio e della vendita, adeguati ristori e ammortizzatori sociali in caso di licenziamenti causati dalla situazione creatasi. Si chiede inoltre ai Comuni nei quali siano state sottoscritte apposite convenzioni tra i servizi in sharing e i trasporti pubblici locali, di dare adeguate informazioni ai cittadini e di valutare la necessità di predisporre rimborsi a imprese, utenti e amministrazioni. L’auspicio è che Governo e Parlamento si assumano la responsabilità delle criticità create a danno dei cittadini, considerando anche che una forte riduzione dell’uso dei monopattini potrebbe incidere negativamente sull’ambiente e sulla qualità dell’aria, favorendo l’incremento della circolazione di veicoli a motore e deteriorando la salute pubblica”.