La raccolta differenziata ha raggiunto una percentuale nazionale del 66,6 per cento

Il Rapporto Rifiuti urbani 2024, dell’ Ispra, evidenzia l’evoluzione del settore rifiuti in Italia, fornendo una panoramica dettagliata. Anche se c’è l’esigenza di nuovi impianti per far fronte a una domanda sempre maggiore.

Differenziata, mai così bene

La raccolta differenziata ha raggiunto una percentuale nazionale del 66,6 per cento. Le regioni settentrionali sono le più efficienti, con il Veneto al primo posto (77,7 per cento), seguito da Emilia-Romagna e Sardegna. Anche al Sud si registrano miglioramenti importanti: la Sicilia, supera per la prima volta il 55 per cento.

L’importanza della differenziata è ormai nota anche in Italia

Sul fronte provinciale, Treviso domina con un eccezionale 89,1 per cento di raccolta differenziata, seguita da Mantova con l’87 per cento. Risultati che dimostrano come una gestione locale efficace possa fare la differenza, anche in contesti con risorse limitate.  Il costo medio pro capite per la gestione dei rifiuti urbani infatti è aumentato, attestandosi a 197 euro. Al centro Italia il costo più alto con 233,6 euro pro capite, seguito dal sud con 211,4 euro e dal nord con 173,3 euro.

Come va al sud

Calabria e Lazio rimangono tra le regioni meno brillanti, rispettivamente con una percentuale di raccolta differenziata del 54,8 per cento e del 55,4 per cento, entrambe sotto la media nazionale. Le grandi città del mezzogiorno come Palermo, restano particolarmente problematiche, con percentuali che non superano il 36,7 per cento, ma anche Roma e Napoli continuano a soffrire di carenze infrastrutturali che ne rallentano i progressi.

Cresce l’export di rifiuti all’estero

Nel 2023, l’Italia ha esportato circa 1,4 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, rappresentando il 4,6 per cento della produzione totale, che è stata di 29,3 milioni di tonnellate, in aumento dello 0,7 per cento (+211 mila tonnellate) rispetto al 2022. Il dato evidenzia un trend crescente, spinto dalla domanda di materiali combustibili nei paesi del Nord Europa, quelli già da qualche decennio si sono dotati di termovalorizzatori che necessitano di bruciare a pieno regime per essere economicamente sostenibili. Tra le esportazioni, spiccano i rifiuti derivati ​​dal trattamento meccanico-biologico (39,7 per cento) e quelli destinati al recupero energetico (58,2 per cento). I rifiuti combustibili, inclusi i Css (Combustibili solidi secondari), rappresentano il 27,4 per cento del totale esportato con principali destinazioni SveziaPaesi Bassi e Cipro. Questi paesi utilizzano i materiali per produrre energia, evidenziando come l’Italia sta facendo affidamento su infrastrutture estere per compensare le proprie carenze impiantistiche.


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