Per il Parlamento europeo gli alimenti importati nell’Unione devono seguire gli stessi standard di quelli prodotti nella Ue
Il Parlamento europeo ha respinto due decisioni della Commissione europea, che autorizzavano la presenza, negli alimenti importati, di residui di alcuni pesticidi che nell’Unione europea sono in realtà proibiti. Si tratta del ciproconazolo e dello spirodiclofen, che si trovano in prodotti come cereali, semi, carne, fegato e reni, e di benomil, carbendazim e tiofanato-metile che contaminano prodotti come limoni, lime, mandarini e gombo.
Le risoluzioni di accompagnamento al voto del Parlamento europeo hanno evidenziato che i prodotti agricoli importati da paesi extra-Ue devono seguire gli stessi standard dei prodotti realizzati nell’Ue. Al fine di garantire parità di condizioni tra i produttori. Consentire livelli massimi di residui più elevati per le importazioni metterebbe inoltre a repentaglio la salute dei cittadini in Europa e nei paesi produttori.
La Commissione deve ora ritirare le sue proposte e dovrà presentare una nuova bozza con le richieste degli eurodeputati: abbassare tutti i livelli massimi di residui al limite di determinazione (la quantità minima a cui può essere rilevato) o al valore predefinito di 0,01 mg/kg per tutti gli usi e di rifiutare qualsiasi richiesta di tolleranze all’importazione.
Anche Slow Food chiede l’applicazione di clausole specchio affinché i cibi importati nell’Unione europea rispettino le stesse regole di produzione di quelli europei. Secondo Slow Food, i doppi standard non consentono, infatti, di mantenere gli impegni che l’Unione Europea ha assunto con il Green deal e ostacolano a livello globale il processo di transizione ecologica verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
L’Uci sposa questa posizione, ricordando che al primo posto dovrebbe esserci sempre la tutela della salute dei cittadini.