ROMA – La competitività delle rinnovabili cresce, la filiera industriale c’è, il settore sta avendo il suo riscatto. Dal convegno “Ripartire con il fotovoltaico: prospettive tecnologiche, mercati e nuovi trend per la competitività del sistema Italia”, organizzato da Areté Energia e Ises Italia presso la sede della Camera di commercio di Milano, è emersa un’Italia che, raccolta la difficile sfida posta dalle misure contenute nel Quarto Conto Energia, sta cercando di valorizzare le ricadute positive e di dare nuovo slancio al mondo imprenditoriale, a livello manifatturiero, realizzativo, gestionale e finanziario.

Altissimo il profilo dei relatori intervenuti e vivace il dibattito, moderato da Laura La Posta (Il Sole 24 Ore) e dal vice presidente di Ises Italia Roberto Vigotti, il quale, introducendo la giornata, si è fermato a riflettere su come il post Fukushima stia ridimensionando i rapporti tra le varie fonti rinnovabili e gli equilibri internazionali in termini di approvvigionamento energetico.

“Il fatto che Paesi come la Germania e la Svizzera abbiano deciso di dare uno stop al nucleare – ha detto Vigotti – comporta una serie di conseguenze che non possiamo trascurare”. Per il presidente di Ises Italia, Zorzoli “la competitività della generazione fotovoltaica dipenderà fortemente dai futuri trend dei prezzi del gas”. Secondo gli studi citati da Zorzoli, in Europa le prospettive dei gas non convenzionali sono più modeste che negli Usa: le riserve recuperabili europee sono state rivalutate, ma difficilmente il cosiddetto shale gas diventerà un “game changer”.

Per il futuro nel breve termine ci dobbiamo dunque aspettare l’effetto Fukushima, ovvero il rincaro del gas per aumento della domanda; ma nel medio-lungo termine, invece, peserà la crescita delle rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, con conseguenti effetti di calo dei prezzi del gas e del chilowattora e competizione di mercato tra il gas e il fotovoltaico. Ma dopo mesi di polemiche sugli incentivi, l’Italia può ripartire con il fotovoltaico? Per Ingmar Wilhelm (Enel Green Power – Epia), assolutamente sì. “Oggi abbiamo un conto energia chiaro e molto attraente – ha detto Wilhelm, precisando che il nuovo decreto ci permette di muoverci lungo un corridoio con tanti elementi prevedibili da qui al 2016. L’aver fissato 23mila MW per il 2016 – ha aggiunto – fa pensare a una crescita continua che, con una tecnologia diventata concorrenziale, ci farà presumibilmente raggiungere i 30.000 MW nel 2020”. L’esistenza di una filiera industriale del fotovoltaico italiana è stata ampiamente confermata da Vittorio Chiesa (Direttore Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano), il quale ha dimostrato come il volume di affari nel 2010 sia cresciuto di circa il 162% rispetto al 2009: sono circa 800 le imprese operanti lungo la filiera fotovoltaica e, alla crescita della presenza (numerica) delle imprese italiane, corrisponde una riduzione di quelle estere che fanno ricorso all’export puro.

Questo trend è stato confermato dalla quota che resta in Italia della marginalità, passata dal 28% del 2008 al 42% del 2010. Sul piano della dinamica occupazionale, poi, si parla di un’occupazione totale diretta che ammonta a circa 18.500 dipendenti, cifra che sale a 45-55mila se si considera anche l’indotto. Per Carlo Andrea Bollino (Aiee), un cambio di passo netto verso le rinnovabili nel medio-lungo periodo si dimostrerà un vantaggio sia per il Pil sia per la salvaguardia ambientale. “L’onere che dovrà essere sostenuto nei prossimi 10 anni – ha detto – è la metà di quello sostenuto dal Piano Marshall negli anni 50 e quindi del tutto sopportabile”.

Insomma, numeri non trascurabili per un Paese che negli ultimi mesi ha faticato non poco per salvaguardare i fatturati di un settore, quello delle rinnovabili, che si è dimostrato anticiclico rispetto alla crisi. Puntare sulle rinnovabili, ma soprattutto sull’innovazione dà i suoi buoni frutti in termini di fatturato (Gianluigi Angelantoni – Angelantoni Industrie spa). Che il mercato stia ripartendo non vi è dubbio: complici il IV Conto Energia e l’incidente nucleare a Fukushima, anche l’indice di borsa un po’ alla volta è ripartito e adesso gli operatori hanno iniziato a reagire e si aspettano il consolidamento del settore (Alessandro Marangoni – Althesys, Indice Irex). Non sono mancate però alcune considerazioni in merito agli aspetti ancora poco chiari del nuovo decreto.

Per Michele Appendino (Solar Ventures srl), il registro introdotto per i grandi impianti è una cosa talmente complicata e rischiosa che non facilita la bancabilità dei grandi progetti. Terminati gli impianti in costruzione – ha aggiunto – la nostra azienda si concentrerà sulle coperture fino a 1 MW. Giuseppe Noviello (Hfv spa), invece, nel confermare l’impegno della sua azienda per almeno 20 MW nei prossimi mesi, ha lamentato che, a valle di un pur discusso Conto Energia, accettato ormai come male minore, si avvertono ancora attacchi malevoli e ingiustificati che non consentono di operare con serenità.

Altra questione da non sottovalutare, la mancanza di chiarezza. “Siamo già ai primi di giugno – ha detto Andrea Brumgnach (Gifi) – e ancora non si conoscono le definizioni dei contenuti dei regolamenti, su punti critici quali il registro per i grandi impianti e il contenuto europeo dei componenti”. A chiudere la giornata è stato Roberto Vigotti che, riflettendo sulla miopia che ci stava conducendo verso approvvigionamenti energetici pericolosi e oltretutto economicamente sconvenienti, ha sottolineato l’importanza del ruolo giocato anche dai Paesi del Sud del Mediterraneo, ormai energicamente inglobati in una super grid mondiale. “L’approvvigionamento energetico da rinnovabili – ha detto – è il più naturale del mondo; finanziarlo nel posto giusto al momento giusto porta i suoi frutti. Chissà quale sarebbe stato l’epilogo senza il disastro di Fukushima”.