La stima dell’Unione Italiana Vini dopo le dichiarazioni del 47esimo Presidente americano

Secondo le analisi dell’Osservatorio Uiv, i dazi statunitensi al vino nostrano porteranno nel 2025 ad una perdita delle vendite per circa 330 milioni di euro, dato che scenderebbe a 250 milioni qualora il dollaro dovesse mantenere gli attuali livelli di forza. La proiezione di Unione italiana vini ipotizza dazi al 20% per tutti i vini fermi e al 10% per gli spumanti, una tariffa inferiore per questi ultimi determinata dalle pressioni dell’industria Usa, più restia a sopportare limitazioni commerciali sulla tipologia di punta.

Container contenenti merci stoccate in un porto

I numeri dello studio

Si tratta di numeri importanti, per una perdita stimata del 15% sul risultato dello scorso anno, secondo lo studio dell’Osservatorio, basato sull’esperienza francese occorsa tra metà 2020 e primo trimestre 2021, quando a fronte di dazi caricati del 25% la risposta del mercato sui volumi commercializzati è stata direttamente proporzionale: -24%.

Dazi, danno per imprese e consumatori

Il vino è uno dei settori del made in Italy maggiormente esposti in caso di dazi nel primo mercato al mondo. Il danno sulle imprese sarà inevitabile, perché se vorranno rimanere competitive dovranno assumersi gran parte dell’extra-onere richiesto, visto che il mercato non è in grado di sostenerlo. Ma il danno sarà doppio, perché lo subiranno inevitabilmente anche i consumatori finali a causa di un’inflazione che tornerà a farsi sentire con insistenza.

Il 2024 si è chiuso con un valore delle spedizioni in Usa di oltre 1,9 miliardi di euro, il 24% dell’export del vino italiano nel mondo. Una quota più che doppia se paragonata al peso statunitense sul totale delle merci italiane dirette all’estero (11%).

La contrazione determinata dalle extra-tariffe – conclude Uiv – farà scendere in un solo anno il valore sotto 1,7 miliardi di euro, ovvero sotto ai livelli del 2021.


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