L’incremento della spesa, inferiore al tasso di inflazione, coinvolge una diversa composizione del carrello e una riduzione delle quantità acquistate dalle famiglie, in virtù della perdita di potere di acquisto
L’anno domini 2022 si è chiuso con un aumento record della spesa alimentare domestica, un rotondo +6,4% sul 2021, secondo solo al dato del 2020, anno consacrato al confinamento domestico per via della pandemia da Covid.
Spesa ed inflazione, la relazione
L’incremento della spesa, comunque inferiore al tasso di inflazione, riflette una diversa composizione del carrello e soprattutto una riduzione delle quantità acquistate dalle famiglie, in risposta alla perdita di potere di acquisto. In particolare, secondo Ismea che parla sulla base dei dati dell’Osservatorio sui consumi, sono stati i consumatori e i nuclei familiari più giovani a fare i sacrifici maggiori.
Le ricadute sui giovani
I giovani singles hanno dovuto “alleggerire” il carrello del 6,4% rispetto al 2021 e anche per le cosiddette new families (con bambini in età pre-scolare) gli acquisti si sono ridotti del 3,6% rispetto al 2021, segnando un -6,3% rispetto a pre-covid. Tra le varie categorie merceologiche, è aumentato soprattutto lo scontrino relativo alla pasta e derivati dei cereali (+11,6), olii (+16,7%), bevande analcoliche (+12,4%), carni (+9,9%) e prodotti lattiero caseari (+8,6%), in molti casi in presenza di volumi di acquisto stabili o inferiori rispetto all’anno precedente.
Le variazioni nelle preferenze
Incrementi di minore intensità si sono verificati per il reparto ortofrutticolo (+3%), mentre i vini e i prodotti ittici sono gli unici a segnare una concreta riduzione della spesa, -2% nel primo caso, -3,4% nel secondo, con variazioni negative soprattutto per il segmento del fresco. In generale l’aumento della spesa risulta maggiore per i prodotti confezionati rispetto a quelli sfusi (+6,9% vs il +5,2% dello sfuso), per effetto dei rincari che hanno colpito anche i materiali di confezionamento e la logistica