La Commissione europea ha adottato una proposta di regolamento che obbliga gli Stati membri a ridurre l’uso delle borse di plastica in materiale leggero. Come farlo saranno gli Stati a deciderlo: facendole pagare, stabilendo obiettivi nazionali di riduzione, vietandole a determinate condizioni oppure in altri modi che riterranno più adatti.
Per lo più utilizzate una volta sola, le borse di plastica leggere possono però resistere nell’ambiente centinaia di anni, spesso sotto forma di microparticelle i cui effetti dannosi sono noti, soprattutto per l’ambiente marino. Tecnicamente la proposta modifica la direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, introducendo due elementi: da un lato, obbligando gli Stati membri ad adottare misure che riducano il consumo di borse di plastica di spessore inferiore a 50 micron, meno riutilizzate rispetto a quelle di spessore superiore e quindi più a rischio “usa e getta“; dall’altro, lasciando agli Stati la scelta del tipo di misure, che possono consistere in strumenti economici, come imposte e prelievi, obiettivi nazionali di riduzione e restrizioni alla commercializzazione (nel rispetto però delle norme in materia di mercato interno contenute nel trattato sul funzionamento dell’UE).
Gli ottimi risultati ottenuti da alcuni Stati dell’UE che hanno drasticamente ridotto l’uso di questo tipo di sacchetti optando per la tassazione e altre misure, indicano che questa è di fatto una via percorribile. La proposta è stata modulata sull’esempio di vari Stati membri e scaturisce dall’invito dei ministri per l’Ambiente dell’UE alla Commissione di valutare il margine d’intervento dell’Unione su questo fronte, intervento peraltro ampiamente caldeggiato dai cittadini, come si è potuto ricavare dalla vasta consultazione pubblica che ha preceduto l’elaborazione del testo.
Le caratteristiche che hanno decretato il successo commerciale delle borse di plastica — ovvero il peso contenuto e la resistenza al degrado — hanno anche contribuito alla loro ampia diffusione nell’ambiente. Questi prodotti sfuggono ai flussi di gestione dei rifiuti e si accumulano nell’ambiente, dove possono resistere per centinaia di anni, soprattutto sotto forma di rifiuti marini. I rifiuti marini sono considerati sempre più un grave problema di portata mondiale, una minaccia per gli ecosistemi marini, i pesci e gli uccelli.
È comprovato che i mari europei sono il ricettacolo di grandi quantità di rifiuti. Si stima che nel 2010 siano stati immessi nel mercato dell’UE 98,6 miliardi di borse di plastica, il che significa che ogni cittadino europeo ne ha usate 198 e presumibilmente ne ha riutilizzate ben poche, poiché la maggior parte di queste borse sono di materiale leggero e di fatto vengono riutilizzate meno rispetto ai sacchetti più robusti. Le cifre sul consumo di borse di plastica in materiale leggero indicano grandi differenze tra gli Stati membri: si va dai 4 sacchetti annui pro capite di Danimarca e Finlandia, ai 466 di Polonia, Portogallo e Slovacchia.