Questo modo di vestirsi di pelli e campanacci appartiene a una Sardegna arcaica (Paganesimo). Il vestirsi di pelli per scongiurare la cattiva sorte nella vita agro pastorale, per augurarsi la prosperità del bestiame e il buon raccolto per il grano.

Con la danza e i suoni dei campanacci, le pelli di caprone e il volto annerito, l’uomo diventa bestia, la natura l’acqua e il sole diventano i guerrieri per combattere le tenebre portatrice di cattivi auspici, ed ecco spuntare la vittima una (bestiauomo) vestito di pelli nere trascinato con delle corde per le stradine del paese deriso e percosso, e tutto questo per liberarsi dal male.

L’uomo da sempre ha vissuto a contatto con la natura, ancora oggi usiamo dei termini che evidenziano i modi comportamentali degli animali, e questi gli associamo all’uomo, come la furbizia della volpe, la velocità della lepre, l’agilità del gatto o la fame da lupi e così tanti altri, come la forza, la cattiveria e l’astuzia.

L’uomo non può fare a meno della “vita naturale”, per fare questo bisogna conoscerla e rispettarla: non c’è tecnologia che ci regali il mare, il sole e le stelle.