Il biologico è anche realmente sostenibile? Dopo il raccolto i prodotti vengono conservati anche per lunghi periodi in celle frigorifere e fanno poi chilometri e chilometri per giungere al consumatore finale.

Serve dunque un “biologico tecnologico sostenibile”, una filiera integrata alla quale concorrano gli sforzi di ricerca, industria e istituzioni per ridurre l’impatto ambientale incidendo sul risparmio delle risorse idriche ed energetiche, sulla trasformazione alimentare, sulla conservazione e la logistica.

Al raggiungimento di questi obiettivi punta il World Food research and innovation Forum, il progetto strategico con il quale la Regione Emilia-Romagna partecipa a EXPO Milano 2015. Obiettivo primario è costituire un think tank internazionale dedicato alla ricerca e alle policy per la sostenibilità, la sicurezza e la qualità in campo agroalimentare, a sostegno della competitività delle imprese e delle filiere produttive per l’Italia e l’Unione Europea sui mercati mondiali.

In occasione del Sana di Bologna il tema è stato affrontato dal viceministro per le politiche agricole Andrea Olivero e da esperti internazionali come Gebisa Ejeta, scienziato specializzato sui temi della sostenibilità delle produzioni alimentari che da tempo collabora con le Nazioni Unite e il governo statunitense. La popolazione mondiale – ha sottolineato l’esperto americano – da 7 miliardi salirà a 9 nel 2050 comportando una crescita del fabbisogno alimentare e quindi una maggiore richiesta di risorse idriche e di suolo per le coltivazioni alimentari che entrano in concorrenza con le superfici destinate a produrre il cibo per gli animali.

Le risorse idriche sono già sfruttate al 70% della loro disponibilità. Cresce anche il fabbisogno di carni e parallelamente la necessità di avere altri terreni disponibili per produrre il cibo destinato agli animali. Aumentano pure le superfici coltivate per ricavare biocarburanti. Se a tutto questo aggiungiamo che prodotti agricoli e carni devono essere trasportati nei luoghi di consumo la sostenibilità del sistema viene messa in forte discussione.

E’ necessario far percorrere meno chilometri agli alimenti per consumare meno carburante, limitare il traffico nelle arterie stradali e immettere meno inquinanti in atmosfera. Alla stessa stregua, considerato che oggi non si rispetta più la stagionalità di frutta e ortaggi, la conservazione nelle celle frigorifere di questi alimenti comporta consumi di carburante e energia elettrica per tenere attive le celle.

Il prossimo programma quadro settennale Horizon 2020 della Commissione Europea, illustrato da un dirigente della direzione generale ricerca al convegno Aster del Sana, investirà ingenti risorse in programmi di ricerca privilegiando proprio i temi ‘safety & security’, per assicurare una produzione alimentare che sia quantitativamente e qualitativamente adeguata allo scenario demografico mondiale.