L’alert lanciato dalle associazioni di consumatori. C’è un problema reddito, gli italiani sono in difficoltà economica
Gli italiani non hanno mai mangiato così poco. È l’allarme lanciato da Unc, Unione nazionale consumatori dopo la pubblicazione da parte di Istat dei dati sulle vendite al dettaglio del mese di gennaio 2023. I dati positivi di gennaio sono considerati solo “un rimbalzo” e “un’illusione ottica”.
Consumi, l’analisi sul calo delle vendite dell’Unc
Su base annua, al di là dei soliti rialzi in valore, poco più di un miraggio dovuto all’inflazione galoppante, le vendite in volume sono tutte negative, sia quelle alimentari che quelle non alimentari. Il carovita e il caro bollette stanno avendo effetti devastanti sugli acquisti, persino quelli alimentari, che precipitano del 4,4% su gennaio 2022. Potremmo dunque parlare di una dieta forzata. Manca alle famiglie la capacità di spesa.
Il caro – prezzi come causa
Per il Codacons, i dati sulle vendite al dettaglio “dimostrano come il caro-prezzi continui a incidere sulle abitudini degli italiani, portando ad una sensibile riduzione degli acquisti cui fa da contraltare un aumento della spesa“. Il calo dell’inflazione dipende solo dalla riduzione delle tariffe energetiche mentre i prezzi al dettaglio sono ancora su livelli altissimi e incidono sulla spesa degli italiani, afferma l’associazione.
“Le famiglie continuano a spendere di più per acquistare sempre meno, e la dimostrazione lampante arriva dagli alimentari, comparto dove le vendite a gennaio precipitano del -4,4% in volume a fronte di un aumento in valore del 7,5%. Numeri che attestano l’esigenza di un cambio di rotta sul fronte dei listini al dettaglio”, il commento dell’organizzazione”.
Alimentari in diminuzione
“I dati che ha diffuso l’Istat sulle vendite al dettaglio non fanno altro che gettare benzina sul fuoco -secondo Adoc-. A seguito dell’aumento dell’inflazione i prezzi non calano e l’effetto del caro-prezzi pesa sulle famiglie italiane sempre più vessate e a disagio. A gennaio le vendite dei beni alimentari registrano una diminuzione del 4,4% nel volume, per quanto riguarda, invece, i beni non alimentari, c’è un piccolo aumento, ad eccezione dei prodotti farmaceutici (-1,4%). Tavole sempre più povere e, addirittura, rinunce per le cure”.