Abbiamo già avuto modo di evidenziare la crescita dei consumi alimentari delle famiglie italiane. Dall’indagine Panel famiglie Ismea Gfk/Eurisko, relativa ai primi 11 mesi dell’anno, possiamo estrapolare delle informazioni più attinenti al mondo agricolo.

Si evince, infatti, un recupero della spesa per alimenti e bevande di circa mezzo punto percentuale su base annua, un ottimo segnale dopo il dato allarmante del 2013 ( -3,1% la contrazione della spesa alimentare). Il potere d’acquisto delle famiglie (in crescita dell’1,9% nel terzo trimestre dell’anno) ha trovato giovamento dall‘inflazione vicina allo zero, dal calo del prezzo della benzina e da una politica di bilancio pubblico, dopo anni di austerity, un po’ meno restrittiva, ma l’elevata disoccupazione e la frenata degli investimenti lasciano ancora dubbi su un auspicabile consolidamento del trend.

Tra le varie categorie di prodotto, aumenta in particolare la spesa dei derivati dei cereali (+5,6%), trainati prevalentemente dalla biscotteria (+6%). Si conferma la buona performance del complesso dei dolciumi (+4% in valore), e degli oli e grassi vegetali (+6,1%), con gli oli di oliva extravergine che spuntano un +3,3%. Buono anche il dato dei prodotti ittici, che stanno lentamente risalendo la china (+1,8%) dopo la caduta a doppia cifra del 2013. Tra le carni fresche, che avanzano nel complesso dello 0,7% (sempre in valore) si rilevano dinamiche divergenti, con i tagli bovini e avicoli in aumento rispettivamente dell’1,5% e del 4,7% a fronte del meno 6% della carne suina. In flessione anche la spesa delle famiglie in salumi (-0,8%), nonostante un aumento dei volumi acquistati.

Riguardo poi all’ortofrutta, gli italiani hanno risparmiato, negli acquisti di frutta e verdura fresche il 2,4% sul 2013, aumentando invece del 3,6% il budget destinato alla frutta trasformata. Un segmento in ridimensionamento nel carrello degli italiani è poi quello del latte e derivati (-1,1% in valore), che sconta sia la disaffezione nei confronti del latte fresco da parte di alcune fasce di consumatori (-5% la spesa, in presenza di un calo ancora maggiore dei volumi), sia la flessione degli acquisti di formaggi (-0,9%) dovuto in particolare ai freschi (-5,1%).