Sembra esserci una schiarita nelle relazioni bilaterali italo – cinesi, relative alla questione agroalimentare. Le parole dell’ambasciatore cinese Li Ruiyu sul punto, all’ordine del giorno anche dell’ultima visita del presidente Mattarella in Cina, sono di buon auspicio specialmente per l’ortofrutta.

“Siamo particolarmente lieti di avere ascoltato dette parole perché, nel settore, abbiamo molti dossier già pronti come ad esempio quelli sulle mele e sulle pere che vorremmo aprire ma fino ad ora abbiamo registrato molte resistenze e difficoltà”, il commento del vice ministro Oliviero.

Purtroppo la lentezza del processo con la Cina è stata esasperante non solo per la burocrazia ma probabilmente anche per scelte che sono state fatte a monte. Ma l’Italia è intenzionata chiedere alla Repubblica Popolare Cinese di avere maggiore attenzione nei nostri confronti. Da due anni è stato aperto un tavolo presso l’Ice, per agevolare le trattative bilaterali; si sta lavorando su campagne mirate sia di consolidamento di vecchi mercati che per l’apertura di nuovi, anche attraverso percorsi di education trade, atti a far conoscere i nostri prodotti.

Il ministero dell’Agricoltura si trova davanti un Sud Italia produttivo che apparentemente può sembrare compatto ma che in realtà si presenta molto spezzettato. Da un lato la Basilicata, quest’anno partner di Macfrut, dall’altro la Puglia, la Sicilia e la Calabria di Oliviero. Il blocco del Sud è una parte consistente per numeri produttivi rispetto ai quali è necessario andare a lavorare per fare in modo che ci sia maggiore coesione perché il vero grande problema di queste regioni sono le organizzazioni di produttori troppo frammentate.

A Berlino, Luca Braia, l’assessore all’agricoltura della regione Basilicata, ha accennato alla possibilità di avviare un dialogo tra le regioni del sud anche, eventualmente partendo, da una piattaforma digitale che inizi, ad esempio, dallo scambio di informazioni e/o dati. Cosa ne pensa, il vice Ministro? “Certamente anche queste iniziative possono essere importanti soprattutto per non andare a bloccare quanti sono già più innovativi all’interno di questo sistema. E di realtà così ce ne sono nel sistema perché abbiamo aziende straordinarie all’interno di queste regioni. Dobbiamo, però, spingere anche dal punto di vista istituzionale per un’aggregazione diversa”.