Chi l’ha detto che essere produttivi bisogna essere per forza grandi? Il Vecchio Continente tiene a distanza i produttori emergenti, ben più estesi. La superpotenza enologica del pianeta è ancora l’Unione europea.
Lo dicono i numeri divulgati nel corso dell’inaugurazione dell’edizione numero 51 di Vinitaly, salone internazionale dei vini e distillati in programma nella città scaligera fino al prossimo 12 aprile. L’analisi ufficializzata, sulla base di elaborazione Ismea, con quasi i 2/3 della produzione mondiale e circa il 70% della quota di mercato globale l’Unione europea è la leader indiscussa del settore. Complessivamente sono 166 i milioni di ettolitri di vino prodotti nell’Ue a 28, per un fatturato export di circa 20mld di euro. E tutto questo, appunto, avendo a disposizione solo il 3 per cento della superficie terrestre.
Nel periodo 2010-2016 il valore delle esportazioni dei produttori europei è cresciuto del 37%, per contro gli scambi mondiali hanno registrato un aumento del 33%. Nel dettaglio, Francia (8,3mld di euro), Italia (5,6mld di euro), Spagna (2,6mld di euro), Germania (931mln di euro), Portogallo (727mln di euro), e Regno Unito (606mln di euro) i primi 6 Paesi produttori della Ue a 28.
I top 6 exporter sommano complessivamente ben oltre il 90% delle vendite Ue; tra questi l’incremento più importante tra il 2010 e il 2016 lo segna l’Italia (+43,5% in valore), seguita dalla Spagna (+40,2%), dalla Francia (+30,3%), dal Regno Unito (+24,1), dal Portogallo (+18,4%) e dalla Germania (+5,8%), per una volta con un trend commerciale nettamente inferiore a quello italiano.