Pubblicato il rapporto “Situazione congiunturale del settore vino in Italia nel 2024 ed esigenze rispetto alle traiettorie future” 

Il comparto vitivinicolo attraversa un periodo particolarmente complesso legato, da una parte, agli impatti dei cambiamenti climatici, e dall’altra a una domanda finale, nazionale e internazionale, in rapida evoluzione.

Vino, tutti i dati dello studio

Il report realizzato da ISMEA nell’ambito della RRN “Situazione congiunturale del settore vino in Italia nel 2024 ed esigenze rispetto alle traiettorie future” offre un’analisi accurata delle principali variabili strutturali e di mercato del vino italiano, delineando le sfide attuali e del prossimo futuro.

Vino, sono cambiate le dinamiche mondiali

Nell’ultimo trentennio, la dimensione domestica si è dimezzata, di riflesso alla stagnazione demografica e all’incompleto ricambio generazionale dei consumatori, facendo orientare in modo crescente numerose aziende, di tutte le dimensioni, verso il mercato estero. Anche la domanda mondiale di vino, tuttavia, dopo un ciclo di crescita quasi ininterrotto, caratterizzato anche da un progressivo orientamento verso produzioni di maggior pregio sta mostrando nel periodo più recente importanti segnali di rallentamento. Nel 2023 per la prima volta nel nuovo secolo, escludendo gli episodi recessivi coincidenti con la crisi finanziaria del 2007-2008 e con l’emergenza Covid del 2020, gli scambi mondiali di vino si sono ridotti sia in volume che in valore.

Come l’industria del vino si è adeguata

In questo scenario, la performance dell’export vinicolo nazionale, pur registrando nel 2023 una flessione, è risultata migliore rispetto agli altri competitor. La tenuta degli acquisti dall’estero ha confermato l’Italia primo esportatore in volume, davanti a Spagna e Francia, e secondo in valore dopo la Francia, con un rafforzamento del suo ruolo soprattutto nel segmento della spumantistica.

Nel 2024 i dati sembrano confermare la situazione di stallo del commercio estero mondiale.  Alle incertezze legate al quadro economico e geopolitico, si sommano i cambiamenti dei paradigmi nei consumi mondiali: maggiore interesse per gli spumanti e i vini a basso contenuto alcolico, minore domanda di vini rossi, maggiore polarizzazione dei prezzi e un’attenzione crescente agli aspetti salutistici e di sostenibilità ambientale. Questi mutamenti impongono ai paesi produttori una riflessione strategica per adattarsi alle nuove dinamiche di mercato.

La contrazione dei consumi interni, unita a una domanda estera che non si sviluppa secondo le aspettative di qualche anno fa, ha fatto aumentare le giacenze delle cantine nazionali, soprattutto nel segmento delle Indicazioni Geografiche (IG), che nel 2023, a inizio campagna sono risultate nel complesso addirittura superiori alla produzione, sorpassando i 50 milioni di ettolitri.

Osservando l’evoluzione del vigneto Italia, si evince una riduzione complessiva del 15% degli ettari investiti da inizio millennio, passati dai 792.440 del 2000 ai 675.135 del 2023, con alcune Regioni come la Liguria e il Lazio che hanno perso oltre la metà della loro superficie vitata, e altre come il Trentino-Alto Adige, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia che invece hanno registrato incrementi significativi.

Alla contrazione della superficie si è accompagnata negli ultimi 20 anni una notevole riduzione del numero delle aziende viticole, un riassetto generale del tessuto produttivo con fenomeni di concentrazione e crescita dimensionale e un profondo processo di rinnovamento dei vigneti, grazie alla misura di supporto alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti, che ha riguardato complessivamente 330 mila ettari, ossia quasi la metà dell’attuale patrimonio viticolo.

Il vino ha aumentato i margini ma diminuito la produzione

Tra le principali criticità si segnalano l’aumento dei costi di produzione, che ha eroso significativamente i margini di redditività, le incertezze legate al contesto economico e geopolitico globale, e la diminuzione del reddito disponibile dei consumatori, dovuto all’inflazione. Nel lungo periodo, desta particolare preoccupazione l’evoluzione delle preferenze dei consumatori: cresce l’attenzione verso la salute, aumenta la richiesta di bevande alcohol-free e si osservano cambiamenti anche nelle scelte tra le bevande alcoliche. Saranno questi i fattori che le imprese italiane , facendo ancora leva sulla qualità e guardando ai nuovi mercati, dovranno necessariamente tenere in considerazione nel prossimo futuro, in una prospettiva anche più incerta per quanto concerne gli sviluppi economici globali e l’andamento del commercio internazionale.