“Abbiamo ricevuto la nostra terra non in eredità dai nostri genitori, ma in affitto dai nostri figli”.
È un proverbio indiano ad aprire la monografia redatta dalla Commissione nazionale italiana per l’Unesco, presentata in occasione di “Madre Terra: Alimentazione, Agricoltura ed Ecosistema”, l’evento centrale della Settimana di educazione allo sviluppo sostenibile, giunta alla sua settima edizione.
La drammatica situazione attuale, che vede quasi l’11% della superficie verde della terra degradata dalle attività umane, è stata fotografata dall’International Fund for Agricoltural Development. Lo sfruttamento intensivo di suolo e risorse naturali degli ultimi cinquant’anni presenta conseguenze tragiche: erosione, contaminazione delle acque, inquinamento dei bacini idrogeologici, deforestazione e perdita di biodiversità. Serve un cambio di paradigma, come sollecita il sito “Rinnovabili.it” che ha intervistato Giovanni Puglisi, presidente della Commissione nazionale italiana per l’Unesco.
“La terra è il grande contenitore vivo all’interno del quale l’uomo con il suo lavoro, con la sua capacità creativa e l’intelligenza riesce a determinare le condizioni per la sopravvivenza definendo condizioni materiali e stili di vita – spiega Puglisi. Riguardo alla questione dei Millennium Development Goals, rilanciati alla Conferenza di Rio+20 per un nuovo assetto di sviluppo globale che sia sostenibile e tra i quali l’Obiettivo 1 è appunto “sradicare la povertà estrema e la fame”, il presidente spiega: “In questa fase, l’obiettivo è ancora lontano dall’essere raggiunto e non voglio illudermi che i tre anni da qui al 2015, anno in cui l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto, riescano ad essere veramente esaustivi. Quello che mi auguro però è che in questi tre anni il mondo riesca a trovare delle condizioni di pace o di ‘armistizio’ per garantire una qualità della vita che fondandosi su una migliore utilizzazione della terra possa offrire a tutti, soprattutto ai Sud del Mondo, alle donne e ai bambini, le condizioni per poter superare il 2015 e arrivare alla fine della loro vita in maniera naturale”.
Pugliesi sottolinea l’importanza della sensibilizzazione culturale su questi temi. “Uno degli obiettivi del decennio dell’Unesco è proprio quello di suscitare interesse, attenzione e sensibilizzare le coscienze a trecentosessanta gradi. Quest’anno siamo riusciti a movimentare oltre 700 iniziative sparse per tutta l’Italia: un grande risultato se sommato a quello degli anni precedenti. Per il resto, occorrono le politiche e affinché ci siano le politiche c’è bisogno dei governi, a loro volta legati a maggioranze solide. Per quanto riguarda il mondo occidentale, la speranza è che tutti i Paesi possano avere politiche, governi e maggioranze più che buone”.