Al via “Made in Italy, eccellenze in digitale”, iniziativa di Google per accompagnare le imprese nell’economia di internet e promuovere i prodotti italiani, progetto fatto in collaborazione con il Mipaaf, UNIONCAMERE, fondazione Symbola e Università Ca’ Foscari di Venezia.
“Questa è una scommessa a cui abbiamo partecipato tutti. Una scommessa a costo zero che all’ambizione di creare un agroalimentare 2.0. Vogliamo dare visibilità a tutti coloro che danno vita a prodotti straordinari che insieme alla cultura costituiscono il sogno italiano”.
Lo ha detto il ministro De Girolamo nel corso della presentazione del progetto “Made in Italy: eccellenze in digitale. Una piattaforma realizzata dal Google cultural Institute per raccontare le eccellenze del made in Italy a partire dall’artigianato e agroalimentare”.
Attraverso un centinaio di mostre digitali fatte di racconti immagini video e documenti storici gli utenti di ogni parte del mondo potranno scoprire le eccellenze del sistema agroalimentare e dell’artigianato italiano, la loro storia e il loro legame con il territorio. dai prodotti più famosi come parmigiano reggiano, grana padano, prosciutto di San Daniele e di Parma o il vetro di Murano fino a eccellenze meno note come la fisarmonica di Vercelli, il merletto di Ascoli Piceno o la carota novella di Ispica.
“Le nostre aziende – ha continuato il ministro – utilizzano ancora poco la rete. Mi piacerebbe che si creasse un legame tra la “Food valley” e la “Silicon valley”. Si tratta di due sistemi che messi in una connessione tra di loro possono dare grandi opportunità lavorative e permettere anche al nostro paese di uscire dalla crisi. Dai cinesi ai canadesi si sfrutta il made in Italy per fare cassa attraverso il cosiddetto Italian sounding. Crediamo che questo progetto possa aiutare anche a combattere la agropirateria. Per l’agroalimentare questa è una straordinaria occasione di visibilità. C’è una diffidenza che fa parte della cultura del nostro paese che dobbiamo superare. Anche io mi sono fatta la domanda, perché non prima? Purtroppo tante cose in Italia finiscono in questa domanda. Se fossi Google farei una piattaforma commerciale dell’agroalimentare per mettere a disposizione le sue conoscenze e aiutare le piccole aziende. Dico a Google pensateci, l’Italia c’è”.
Il made in Italy è ancora poco presente sul web: solo il 34 per cento delle Pmi ha un proprio sito internet e solo il 13 per cento lo utilizza per fare e-commerce. “Google ha iniziato dall’agroalimentare e dall’artigianato per una semplice considerazione perché si tratta dei settori italiani più ricercati più cliccati nel mondo. Expo 2015 può essere un momento di rafforzamento di questa iniziativa. Con questo progetto si dà spazio ai prodotti e non alle singole aziende. Un Progetto che servirà a promuovere le piccole medie aziende italiane presentando quello che producono”; così Carlo d’Asaro Biondo presidente Sud e Est Europa Medio Oriente e Africa di Google. Che aggiunge: “La scommessa per il futuro del made in Italy è quella di aprirsi ulteriormente ai mercati internazionali per diventare così un volano di crescita economica ancora più rilevante per il paese. Made in Italy eccellenza in digitale all’iniziativa pensate e realizzate appositamente per l’Italia che ci auguriamo possa contribuire ad aumentare la capacità delle imprese italiane di fare squadra e promuovere ulteriormente la cultura del made in Italy nel mondo”.
“Il nostro paese – ha detto il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello – ha tanti piccoli tesori tante piccole realtà straordinarie che l Italia ha saputo regalare nel tempo È che nel periodo che viviamo dobbiamo mettere in vetrina Il lavoro con Google ci sta premiando in questa fase sono stati individuati 47 ambiti e credo che non ci sarà ambito dell’Italia che non vorrà non utilizzare questo strumento”.
“In questi 15 anni – ha aggiunto Stefano Micelli dell’università Cà Foscari di Venezia – è cambiata la domanda, prima si pensava ai grandi brand, ora esiste una domanda in grandissima crescita che non richiede più prodotti di marche standardizzate ma esiste un “Artigianal capitalism” e moltissime persone sono interessate a questi prodotti”. Il progetto precede anche 20 borse di studio per giovani digitalizzatori.