Un piacere quotidiano, più che una necessità alimentare, almeno per un terzo degli italiani. Il pane resta un alimento principe sulle nostre tavole.

E’ quanto emerge da una ricerca Swg, commissionata da Veronafiere per Siab, il salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti legati a pane, pasta, pizza, pasticceria, in programma a Verona dal 25 al 29 maggio 2013, e illustrata oggi a Roma agli Stati Generali della Federazione Italiana Panificatori, Panificatori-Pasticceri e Affini (Fippa).

Lo studio ha coinvolto consumatori, panificatori e imprese della filiera (un campione di 800 maggiorenni residenti in Italia). In sintesi:

–il trend dei consumi è allineato a quello del 2010, con un aumento – seppure lieve – della quantità media acquistata, passata da 496 grammi a settimana del 2010 ai 500 del 2012. Il pane mantiene dunque il suo appeal, e cresce nel fuori casa. Si consuma di più, rispetto a cinque anni fa, in pizzeria (passata dal 18 al 21 per cento) e al bar, passato dal 9 al 13 per cento, mentre il ristorante e la trattoria sono sostanzialmente stabili al 21 per cento.

–Il 63 per cento dei consumatori valuta “molto utile” l’introduzione della denominazione ‘pane fresco’ per il pane prodotto in giornata e non sottoposto a trattamenti di conservazione; più della metà degli intervistati (52 per cento) vede negativamente l’aggiunta di additivi e di miglioratori nella preparazione di prodotti da forno dolci e salati. Mentre il 70 per cento dei consumatori crede che sia molto utile introdurre l’obbligo della dicitura pane conservato per il pane che ha subito una qualche forma di trattamento per la conservazione.

–Secondo il campione, il risparmio medio di chi sceglie il panificio per mangiare sfiora i 3 euro a pasto. Il 7 per cento degli italiani lo sceglie abitualmente (mangiano in panificio più o meno spesso) per un pasto rapido ed è una tappa frequente per un rimanente 12 per cento (che sceglie il panificio saltuariamente). I motivi? Un connubio vincente fra qualità e minore spesa, con un risparmio medio a pasto di 2,92 euro. A dare la spinta è la percezione di acquistare nei forni prodotti più buoni, più freschi e più genuini. Certa è la varietà nell’offerta. Ogni attività, valuta la Fippa, produce sempre di più secondo i canoni della varietà: almeno 30-40 tipologie di prodotti di pane, dolci o salati.

L’opportunità è stata aperta dal decreto liberalizzazioni del 2007, che consente ai panifici di offrire pasti veloci. Da luogo di acquisto il negozio è sempre più punto di ristoro di qualità. “Il settore della panificazione sta attraversando una fase di evoluzione, per effetto di nuovi stili di vita e di consumi” ha concluso il presidente nazionale di Fippa, Franco La Sorsa, sottolineando come “il ruolo del web e delle app per smartphone sarà cruciale, così come i nuovi servizi, che passano dalle vendite online alla consegna a domicilio”.